sabato 28 febbraio 2009

Chi si occuperà dei bambini traumatizzati di Gaza?


Chi si occuperà dei bambini traumatizzati di Gaza?
Padre Manuel Mussallam (sacerdote cattolico di Gaza) parla.
Intervista di Anne Guion il 20 gennaio 2009 - Traduzione di Anissa
ASSOCIAZIONE ZAATAR, 13 febbraio 2009



Padre Manuel Mussallam dirige una delle tre scuole cristiane del territorio, accoglie 1200 scolari. Sono le sole scuole miste della città dove i ragazzi dei 3000 cristiani di Gaza vengono istruiti. Raggiunto per telefono lunedì 19 gennaio, dopo averlo già incontrato nell’Aprile 2008, al momento del nostro report sulla spiaggia di Gaza, unico luogo di svago per gli abitanti di Gaza.

Domenica scorsa ho celebrato la mia prima messa dopo l’inizio della guerra; c’erano una sessantina di persone, dopo abbiamo fatto un giro in macchina per renderci conto delle distruzioni: hanno bombardato la Corte di giustizia, delle località antiche registrate come patrimonio dell’UNESCO. I vetri delle finestre delle case sono stati spazzati via, la gente vive nel freddo. Nelle strade i passanti sono tristi, nessuno parla, alcuni giovani, stravolti, sono seduti sul bordo delle strade per vedere il sole che non hanno visto da tre settimane. Non ci sono bambini nelle strade; queste sono tutte dissestate.

La maggior parte delle vittime sono civili: bambini, vecchi e donne tutti disarmati; la gente di Gaza ha cercato di trovare rifugio presso amici di famiglia. Hanno vissuto questi 22 giorni rintanati a casa senza acqua, senza elettricità con la paura. La vita era già difficile a Gaza, ma nessuno era abituato ad una tale brutalità. Gli aerei F-16 e gli F-32 hanno sganciato delle bombe distruggendo edifici di 5-6 piani, riducendo in polvere delle abitazioni. La popolazione è stanca, traumatizzata. Gli Israeliani hanno utilizzato delle armi che hanno bruciato atrocemente i corpi, hanno stipato le persone nelle scuole dell’Unrwa, negli stabilimenti dell’Onu; in una classe vi erano da 50 a 60 persone: donne, uomini, bambini tutti insieme. Non c’era niente da mangiare, né da bere, né per lavarsi durante i 22 giorni. La sola acqua da bere era quella salata del mare. A causa della paura i bambini traumatizzati facevano pipì al letto più volte durante la notte; non c’era acqua per lavare i loro abiti, né c’erano materassi di ricambio. Non vi era modo di riscaldare i biberon per i lattanti. Hanno tolto loro l’umanità. Durante gli attacchi, chi usciva a cercare cibo o acqua rischiava la vita.

La casa delle suore del rosario, dove vivono due religiose francesi e una italiana, è stata colpita da tre missili; per fortuna le suore erano appena partite per Gerusalemme. Quattro missili sono stati lanciati sulla scuola da me diretta. Una bomba nel cortile è ancora fumante; noi non possiamo rimuoverla. Qui non vi sono sminatori che potrebbero fare il lavoro. Non c’è lezione a scuola, ma i vicini hanno paura che quella bomba esploda. Non ho notizie dei miei allievi e delle loro famiglie, le comunicazioni sono difficili. So soltanto che una delle mie allieve cristiane è morta; si chiamava Christine, aveva 16 anni e frequentava la decima classe. Stava a casa sua quanto un F-16 ha lanciato un missile contro la casa vicina ed è morta per la deflagrazione.

Vicino al mare c’era un parco con degli alberi e dei giochi per i bambini. I carri armati israeliani vi sono entrati, hanno sradicato gli alberi e distrutto i giochi. Perché? E’ la domanda che tutti si pongono. Quando un bambino a scuola da uno schiaffo ad un altro, la prima cosa che il Direttore gli chiede è: perché? Perché la comunità internazionale non ha mai posto la domanda ai Palestinesi che lanciano i razzi su Israele? Essa non ha mai realizzato che quelli che lanciavano dei razzi erano senza avvenire, senza lavoro e senza cibo. Io condanno la violenza, ma dal 2002 i razzi hanno ucciso 10 israeliani. La legge del taglione vuole che per vendicare queste 10 persone Israele ne uccida 1300 e ne ferisca 5000? La maggior parte dei feriti sono mutilati, mani e piedi e con le gambe rotte. Chi si farà carico delle persone handicappate? Chi si farà carico dei bambini traumatizzati? Qui non abbiamo delle persone competenti per questo; se ci rendiamo conto che per ogni morto, per ogni ferito sono coinvolte una cinquantina di persone: famiglia ed gli amici. Ciò significa che tutta la striscia di Gaza ne rimane colpita. Perfino nei cimiteri le bombe hanno rivoltato la terra e dissotterrato i cadaveri. Gli abitanti di Gaza non trovano più posto per seppellire i loro morti. Alcuni hanno riaperto delle tombe recenti per deporvi 3 0 4 corpi.

Sono cristiano, non posso incitare alla violenza, sono contro la guerra, ma oggi come prete le parole di perdono e di carità mi vanno di traverso in gola e vi restano prigioniere. Ma, chi può sentirle oggi?


Link originale :

www.associazionezaatar.org/index.php?option=com_content&task=view&id=519&Itemid=1


Link a questa pagina : http://www.terrasantalibera.org/chisioccuperabambinigaza.htm

http://www.terrasantalibera.org:80/chisioccuperabambinigaza.htm

RECENSIONE: CRISTO TRA BIBBIA E CORANO

26 febbraio 2009
Libri / Cristo tra Bibbia e Corano
di Massimo Donaddio


26 febbraio 2009









Dialogo tra cristiani e musulmani. Non c'è forse una espressione più utilizzata di questa per indicare una realtà e un'esigenza che va facendosi strada nelle nostre comunità del mondo europeo e, più in generale, occidentale. La presenza di massiccia immigrazione nel Vecchio Continente, e anche nella nostra Italia, impone, specialmente dall'11 settembre 2001 in poi, un supplemento di impegno nella costruzione dell'integrazione, alimentata anche da uno scambio culturale sempre maggiore e da una tavola di valori il più possibile condivisa.

Una impresa ardua, forse infruttuosa, secondo alcuni: troppe sarebbero le differenze tra lo spirito europeo, sintetizzato dall'incontro tra la civiltà greco-latina e il messaggio spirituale cristiano, e la civiltà arabo-musulmana fondata sul Corano e sui precetti del profeta Maometto. Eppure dei punti d'incontro, anche religiosi, si possono ravvisare tra le due grandi tradizioni monoteistiche. Vi sono nell'Islam, religione formatasi nel VII secolo nella penisola arabica, precisi riferimenti ai capisaldi del Cristianesimo: di più, gli stessi protagonisti della vicenda sacra cristiana sono rappresentati e narrati anche nelle scritture musulmane. Il saggio di un giovane studioso napoletano di islamistica, Domenico Cocozza, illustra con ampiezza di dettagli - seppur in maniera forse un po' troppo didascalica - i cospicui contributi che la fede di Maometto ha acquisito dal Cristianesimo, soprattutto nelle sue tradizioni asiatiche. Similitudini, come anche differenze tra le due religioni: a partire dalle stesse identità dei fondatori (Cristo, il figlio di Dio, per i cristiani, e Maometto, il sigillo dei profeti, per l'Islam), così come dal valore dei rispettivi testi sacri (libro ispirato da Dio e scritto da mani d'uomo, la Bibbia ebraico-cristiana; rivelazione, parola di Dio in tutto e per tutto il Corano per i musulmani).

Interessante è conoscere la figura di Gesù come ce la presenta il testo sacro musulmano: Isa (questo il suo nome) è il penultimo dei profeti di Allah, immagine del credente perfetto, del musulmano fedele, completamente consacrato a Dio di cui è portavoce e testimone, anche con i suoi poteri taumaturgici. Figlio di Maria vergine per intervento divino, spirito insufflato nel ventre di Maryam per la potenza di Allah, non è però figlio di Dio, bensì profeta disceso dal cielo per riportare la giustizia e per condurre i musulmani alla vittoria finale contro l'anticristo. È il "presagio dell'Ora", ovvero il messia che tornerà alla fine dei tempi per sconfiggere l'antico avversario nella battaglia contro le potenze del male.

È il condottiero dell'ultima guerra santa, non il Cristo redentore che effonde il suo sangue per la salvezza del mondo. L'identità di Gesù, come emerge dal Corano, non è dunque quella di "salvatore", bensì quella di perfetto messia musulmano, esempio illustre per i credenti, messaggero dotato di qualità portentose, addirittura parola di Allah rivelata, segno prodigioso della volontà del Dio Misericordioso. Gesù non compie miracoli perché è figlio di Dio, ma perché Dio stesso consente questi eventi miracolosi assistendolo con la sua potenza.

Diversi passi del Corano esplicitano una polemica nei confronti dei cristiani, accusati di aver fatto di Gesù, inviato di Dio, una divinità assieme a sua madre: «Si son presi i loro dottori e i loro monaci e il Cristo figlio di Maria come Signori in luogo di Dio, mentre erano stati esortati ad adorare un Dio solo» (Cor. 9:30-31), e anche: «Credete dunque in Dio e nei suoi messaggeri e non dite: Tre. Basta! Sarà meglio per voi! Perché Dio è Uno solo, troppo glorioso ed alto per avere un figlio!». I cristiani nel Corano sono visti in maniera duplice: da una parte sono biasimati per la loro fede trinitaria, dall'altra sono guardati con grande rispetto e anche con simpatia per l'umiltà e le opere buone (a differenza degli Ebrei, stigmatizzati come superbi e miscredenti).

Eppure il Corano respinge nettamente la dottrina della morte e resurrezione di Cristo: la maggioranza dell'ortodossia musulmana non ammette l'idea della crocifissione di Gesù, ritenendo – come alcune sette eretiche cristiane di matrice gnostica – che egli sia stato sostituito da un sosia sulla croce e sia stato innalzato in cielo da Dio. Isa, il messia, tornerà sulla terra nell'ora della battaglia finale contro l'anticristo. Solo dopo l'uccisione di quest'ultimo, egli potrà governare la terra con la legge islamica, mettendo fine alle false dottrine, assicurando la pace e la prosperità al mondo. Il suo regno sarà lungo quarant'anni, e finalmente, potrà morire, prima della definitiva ascensione al cielo. Il suo corpo, invece, riposerà accanto alle spoglie del profeta Maometto nella città santa di Medina.

Domenico Cocozza
Cristo. Un profeta tra Bibbia e Corano
Edizioni Stamen, pagg. 148 , € 12

26 febbraio 2009


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/02/libri-cristo-profeta-bibbia-corano.shtml?uuid=6352c44a-041b-11de-b262-02b204b540f4&DocRulesView=Libero

venerdì 27 febbraio 2009

DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMANO !


CENTRO DI SOLIDARIETA' SOCIALE

UN APPELLO ALLE DONNE ITALIANE
" DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMANO PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO
VI POTRESTE TROVARE NEI GUAI! "
Ecco in questi ultimi anni ci sono state notizie di uomini musulmani che rapivano i figli avuti
con spose italiane, ora ci sono notizie ancora più spietate e disumane.
Musulmani uccidono i figli avuti con donne italiane, per motivi di affidamento o gelosia:
Quindi i musulmani sono diventati più crudeli, sono spietati infanticidi.
Ecco due notizie recenti, per riflettere.

http://groups.google.com/group/centro-di-solidarieta-cristiana?hl=it

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Milano - Lui, egiziano, era sposato con un'italiana
Uccide il figlio di 9 anni affidato
alla madre. Poi si toglie la vita
Sangue al colloquio nel consultorio


Sono saliti in ascensore con un assistente sociale. Rimasto indietro, il padre si è avventato sul bimbo

MILANO - Aveva una pistola e un coltello. Li teneva in tasca mentre suo figlio, 9 anni, gli si è avvicinato dicendo «ciao papà». Poi sono saliti in ascensore per raggiungere una stanza dei Servizi sociali, la stessa in cui si incontravano ogni settimana, intorno alle 4 e mezza di pomeriggio. Ieri però gli impiegati hanno sentito un urlo e sono usciti in corridoio, il bambino era a terra, il sangue sul corpo e sulla faccia, l'uomo che lo colpiva con il coltello. Non sono riusciti a fermarlo, lui si è divincolato, si è appoggiato la lama sul corpo e se l'è affondata nel torace. Sono morti uno accanto all'altro, a pochi minuti di distanza, nel «Centro socio sanitario» di San Donato, paese a Sud di Milano.

È la storia di una famiglia spaccata, del divorzio finito male tra Mohammed H. M., 52 anni, egiziano, e una donna italiana, 44 anni. Lui era in Italia da tempo, un lavoro come operatore turistico, in regola con i documenti, alle spalle un paio di precedenti per droga, ma molto vecchi. Poi il matrimonio, la nascita del bambino. E nel 2004 una separazione traumatica, che ha lasciato strascichi di rabbia. Il piccolo è stato affidato alla donna, anche perché le condizioni economiche del padre non erano buone. Il giudice aveva anche deciso che gli incontri dovessero avvenire soltanto in uno «spazio neutro», nell'ufficio dei servizi sociali, sotto il controllo di assistenti o psicologi. C'era il timore che il padre potesse avere reazioni violente, o che potesse fare pressioni psicologiche sul bambino. Mohammed H. però quella decisione non era mai riuscito a sopportarla. I carabinieri di San Donato, guidati dal capitano Giuliano Gerbo, stanno ora ricostruendo come si sia svolto l'incontro di ieri. Dovranno capire se siano state prese tutte le precauzioni.

Anche se la sequenza dell'aggressione lascia pensare a uno scatto improvviso: padre, figlio ed educatore sono saliti al primo piano in ascensore, l'assistente sociale è uscito per primo. A quel punto, rimasto un po' indietro, il padre si è avventato sul bambino e l'ha colpito con almeno quattro coltellate. Poi ha iniziato a tagliarsi le vene e si è puntato la lama sul petto, circondato da medici e impiegati che tentavano di bloccarlo. Qualcuno parla di un colpo di pistola: «Ero sulle scale e ho sentito un botto — racconta un testimone — poi le urla. Quando sono arrivato ho visto quell'uomo con il coltello. Il bambino era già a terra, il sangue gli colava dalla bocca ».

Barbara Sanaldi
Gianni Santucci
25 febbraio 2009(ultima modifica: 26 febbraio 2009)



http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_25/milano_uccide_figlio_si_suicida_1c1ab914-0364-11de-a752-00144f02aabc.shtml

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Treviso | 27 febbraio 2009
Confessa il marocchino arrestato in Slovenia: ho ucciso io Elisabetta e Arianna



Fahd Bouichou ha ucciso l'ex compagna Elisabetta Leder e la loro figlia Arianna, martedi' a Castagnole di Paese (Treviso), per un raptus motivato dalla gelosia. Lo ha confessato lui stesso agli agenti della Polizia di Stato di Treviso.

In seguito al suo rifiuto di essere estradato, sarà necessario attivare la normale procedura ordinaria con l'emissione di un mandato di cattura internazionale da parte della magistratura trevigiana.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108417



2009-02-25 20:39
Madre e bimba sgozzate: indagato marocchino
TREVISO - Le nonnine della casa di riposo Menegazzi di Treviso l'hanno aspettata come ogni mattina, ma Elisabetta Leder, 36 anni, non varcherà più la soglia di quell'edificio diventato la sua seconda casa dopo l'assunzione come operatrice socio-sanitaria. Per non turbare gli ospiti, nessuno ha ancora raccontato agli anziani che quella "donna splendida", come la definivano, e la figlioletta Arianna di quasi due anni sono state uccise a coltellate, con una ferocia tutt'ora inspiegabile, nell'appartamento di Castagnole di Paese nel quale Elisabetta era andata a vivere 10 anni fa. Proprio in quell'edificio dall'intonaco giallo, abitato da 15 famiglie di italiani e immigrati, era cresciuto l'amore di Elisabetta per quel marocchino di dieci anni più giovane, attualmente ricercato dagli investigatori e indagato per duplice omicidio. Una passione quella tra Elisabetta e il magrebino nata nella terra natale dell'uomo, durante una vacanza, che aveva portato successivamente alla nascita nell'aprile 2007 della piccola Arianna. Sembrava una coppia come tante, anche se la convivenza dei due - secondo testimonianze concordi - era saltuaria, fatta di brevi incontri apparentemente sereni, e di lunghi periodi di separazione, durante i quali il giovane viveva a casa di parenti in Francia. Elisabetta sopperiva alle sue assenze con l'impegno di lavoro nella casa di cura, in cui aveva spesso portato anche la figlioletta, ma soprattutto con l'attenzione della sua famiglia, che proprio per amore aveva deciso di non ostacolare il rapporto della coppia. Anche nel duplice omicidio, i destini della donna e dei suoi congiunti si sono indissolubilmente intrecciati: a fare la macabra scoperta è stato il fratello Alessandro (27), mandato a Castagnole da mamma Raffaella, magliaia in casa per arrotondare i bilanci familiari. Voleva capire come mai la figlia non si fosse presentata per la cena. Il fratello ha trovato la porta dell'appartamento chiusa, ma ha sentito il rumore della tv accesa. Ha provato a cercare Elisabetta nei paraggi, poi ha avvisato la madre, che ha allertato il 113. Sono stati i poliziotti, dopo aver sfondato la porta, a scoprire i corpi di Elisabetta, riversa sul letto sporco di sangue, e della piccola Arianna, sgozzata sul fasciatoio. Proprio Raffaella Leder è stata tra le prime a giungere sul posto: una sola occhiata disperata alla scena di violenza è diventata un insopportabile peso per il suo cuore di mamma e nonna. Colta da malore, è stata sorretta a braccia dai parenti che l'hanno riportata nella sua casa di Treviso. A superare la soglia di casa Leder oggi sono stati tra gli altri il parroco di Castagnole, don Gino Busato, che ha parlato "di una violenza inaspettata", il sindaco di Paese, Valerio Mardegan, che ha ipotizzato un movente legato "a questioni strettamente private", e il presidente della Menegazzi, Fausto Favero, che non ha potuto che abbracciare, in silenzio, papà Antonio. Per seguire le orme del genitore, Elisabetta aveva cercato lavoro alla casa di riposo Menegazzi, in cui il papà aveva svolto per trent'anni il compito di usciere, prima di andare in pensione nel 2002.


TESTE, MAROCCHINO IN CASA ALLE 18:30
Un supertestimone ha visto il cittadino marocchino, padre della piccola Arianna, la bimba di circa due anni sgozzata insieme alla madre Elisabetta Leder in un appartamento di Castagnole di Paese, salire in casa alle ore 18:30. E' quanto si e' appreso da fonti qualificate. L'uomo viene attualmente cercato da polizia e carabinieri che vogliono chiarirne la posizione.

Il marocchino era in Italia con un regolare permesso di soggiorno, per motivi familiare e non risulta avere precedenti penali. L'uomo vive prevalentemente in Francia, dove ha alcuni parenti.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_902659952.html


Treviso | 26 febbraio 2009
Omicidio di Castagnole, finisce in Slovenia la fuga del marocchino ricercato


L'uomo era ricercato da 48 ore
Ha fatto alcune ammissioni Fahd Bouichou, il giovane di 26 anni, marocchino, arrestato per l'omicidio della compagna e della figlioletta avvenuto Castagnole di Paese (Treviso), Elisabetta Leder e Arianna di soli 2 anni, avvenuto martedi' sera. Lo hanno riferito alcuni investigatori uscendo dal commissariato di Cosina (Slovenia) dove Fahd Bouichou e' ascoltato dalla polizia slovena.

Il questore di Treviso, Carmine Damiano, è sicuro: a carico del marocchino,
arrestato per l'omicidio della compagna e della figlia a Castagnole di Paese, c'è ormai un quadro indiziario molto grave che lo fa ritenere "l'unico responsabile del duplice
delitto".

Per giungere alla cattura dell'uomo la questura di Treviso, che ha coordinato tutte le indagini, aveva messo sotto intercettazione gia' dalla notte del fatto una quarantina di
utenze telefoniche. Numeri di telefono di parenti di Bouichou tra la Francia, l'Olanda e il Marocco.

E una telefonata dell'indagato fatta ieri sera da una cabina della stazione ferroviaria di Trieste alla sorella in Marocco ha consentito alla polizia di individuare la zona in cui si trovava l'uomo e di conoscere in anticipo la sua volontà di rifugiarsi oltre confine. Precedentemente gli investigatori trevigiani avevano già individuato l'automobile
con cui Bouichou era fuggito, la Skoda di Elisabetta Leder, abbandonata a Jesolo (Venezia).

Il marocchino aveva con sé due cellulari, uno dei quali appartenente alla vittima, che però aveva spento subito dopo essere fuggito dal trevigiano proprio per evitare di essere intercettato dalle forze dell'ordine.

Dopo aver lasciato l'automobile Skoda a Jesolo, Fahd Bouichou e' arrivato ieri pomeriggio a Trieste in treno. Intorno alle 17.00 ha telefonato da una cabina pubblica della stazione centrale alla sorella in Marocco. La chiamata e' stata intercettata dalla Polizia di Treviso che ha subito informato la
squadra Mobile della Questura di Trieste.

Intorno alle 18.15 e' scattata una vera e propria caccia all'uomo lungo il confine fra Italia e Slovenia, con tutte le strade controllate dalle forze dell'ordine. Dall'altra parte del confine la mobilitazione e' scattata poco prima delle 21.00, quando dall'Italia, prima a Lubiana e poi in tutte le stazioni di polizia slovene, sono arrivati i dati e la foto di Bouichou.

Senza alcun punto di riferimento a Trieste, il marocchino ha evitato di dormire in strutture ricettive (tutte controllate dalla Polizia nel corso della notte) e di utilizzare mezzi di trasporto, per continuare la sua fuga verso la Croazia. A piedi, seguendo viottoli e stradine secondarie - secondo la ricostruzione della Polizia - ha lasciato Trieste e ha raggiunto la zona di confine sull'altopiano Carsico. Qui ha evitato i valichi confinari e - sempre secondo gli investigatori - in una zona di campagna non lontana dal valico di Pesek e' entrato in Slovenia proseguendo prima in direzione di Cosina e poi verso il confine croato. Solo qui, all'altezza di un torrente, ha lasciato la campagna e ha cominciato a camminare ai bordi della statale che porta a Fiume, prima di essere visto, spaventato e in stato semiconfusionale, da un agente della Polizia criminale slovena che gli ha chiesto i documenti e lo ha fermato.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108256

Nella foto la bellissima bimba Arianna Leder uccisa spietatamente dal padre marocchino.

ESISTE LA SOLIDARIETA' IN CALABRIA ?


CENTRO DI SOLIDARIETA' CRISTIANA

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ilGiornale.it
n. 50 del 2009-02-27 pagina 18

Cosenza Chiede aiuto e nessuno interviene: stuprata per 2 settimane
di Redazione

Ha gridato, si è disperata, ha chiesto aiuto mentre in tanti guardavano ma nessuno interveniva. E così un marocchino prima e un romeno poi l’hanno sequestrata per violentarla. È successo a una badante romena che aspettava l’autobus a Cosenza. È stata tenuta segregata e stuprata per giorni.
Ecco la squallida storia che la donna, 44 anni, ha raccontato ai carabinieri: solo dopo 15 giorni di inferno è riuscita a liberarsi dai suoi aguzzini. Era lunedì di due settimane fa quando un marocchino, Said Chercki, di 36 anni, le offre un passaggio. Lei cerca di svincolare il discorso e allontanarsi, ma l’uomo le punta un coltello al fianco. A questo punto la romena chiede aiuto alle persone presenti, che non solo non intervengono, ma addirittura non lanciano neanche l’allarme alle forze dell’ordine.
Gli abusi sono andati avanti per una decina di giorni. Chercki usciva dal capannone, lo chiudeva e tornava ogni giorno per sfogare i suo bestiali istinti. Fino a quando, a un certo punto, si è stancato e ha riaccompagnato la malcapitata alla stessa fermata degli autobus dove l’aveva sequestrata. A questo punto nella vicenda entra in scena Marin Tanase, che si rende conto della situazione della connazionale, finge di intervenire in sua difesa e minaccia il marocchino, costringendolo ad allontanarsi. In realtà lo scopo del romeno è di ripetere quanto aveva fatto Chercki: porta con la forza la donna in un altro capannone, e anche in questo caso lungo il tragitto nessuno dei passanti interviene, e abusa di lei per cinque giorni. Dopo il suo racconto i due stranieri sono finiti in manette.


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giovedì 26 febbraio 2009

CARNEVALE: LE VERE ORIGINI


Origini del Carnevale.



Il Carnevale è un periodo e un evento dell'anno caratterizzato da animato divertimento e festeggiamenti burleschi; pur non essendo una festa liturgica, tradizionalmente coincide con i giorni precedenti la quaresima. Consiste in un rovesciamento buffonesco della realtà, spesso celebrato con balli, sfilate e cortei di carri allegorici, situazioni di incontro e festa collettiva, caratterizzate tutte dalla presenza di maschere.

La parola deriva forse dal latino carrus navalis, o dal latino medievale carnem levare, "togliere la carne" dalla dieta (in osservanza al divieto cattolico di mangiare carne durante la quaresima).

Leggendo letteralmente la parola, così com'è oggi, CARNEVALE può significare "carne-vale", ovvero "vale la carne", e ancora "è ammessa la carnalità". Perfettamente quello che il Carnevale vuole essere.



I festeggiamenti hanno origine molto remota e si ricollegano ad antichi riti pagani. La maschera, ad esempio, attualmente segno di buffa trasgressione e divertimento, nelle civiltà pre-cristiane era considerata strumento atto a conferire a chi la indossava un potere sovrannaturale, o la forza degli animali sacri raffigurati; si riteneva inoltre che le manifestazioni di ilarità potessero scacciare gli spiriti maligni.

In seguito all'avvento del cristianesimo nei riti del Carnevale vi è stato tolto, apparentemente, il carattere magico-rituale, mantenendo quelle caratteristiche di occasione di divertimento popolare eccessivo e peccaminoso fedeli all'originale.



Il Carnevale ebbe origine dai Baccanali greci e dai Saturnali romani.

I Saturnali furono istituiti per celebrare la costruzione del tempio a Saturno, nel 263 a.C. Originariamente, i Saturnali duravano un solo giorno, poi l'imperatore Augusto li portò a tre giorni, e Caligola a quattro. Successivamente la loro durata fu estesa ad una settimana.

In quei giorni i romani si riversavano nelle strade, cantando e osannando il padre degli dei. Sparivano le differenze sociali e il popolo si dava a gran feste, culminanti nel giorno dedicato alla dea Opi.

Nulla veniva rispettato e venivano dette pubblicamente delle cose che in altre circostanze non sarebbero state tollerate.



A Bacco erano invece dedicati i Baccanali, dove forse vennero usate le prime maschere, anche se studi più recenti ipotizzano che la maschera venisse già prima utilizzata dagli Egiziani e dagli Indiani.

Veniva eletto un capo festa che organizzava i giochi e in seguito si adottò un vestito che impediva di riconoscere il nobile dal plebeo, lo schiavo dal padrone, anche l'imperatore partecipava alla festa mascherata, e questo per non essere riconosciuti durante le licenziose pratiche libertine.

Anche nei Lupercali, feste in onore di Fauno, i Romani facevano uso della maschera. Gli uomini si coprivano il volto con foglie di vite, sulle quali praticavano due fori in corrispondenza degli occhi. Altrettanto facevano i soldati, che, così mascherati, formavano un corteo con caricaturali carri di trionfo, che servivano a fare della satira verso i loro capi.



Con l'avvento del cristianesimo queste feste, come molte altre, furono trasformate in eventi religiosi che spesso prevedevano processioni per lo spostamento di icone o statue di santi o madonne da un luogo all'altro questa volta per ringraziare dei raccolti e porre le condizioni per un futuro migliore o grandi festeggiamenti popolari sempre in onore di ricorrenze religiose appositamente create per giustificare e mantenere in vita la tradizione dei baccanali (la festa napoletana chiamata "Festa di Piedigrotta" ne è un esempio).


Il Carnevale contrasta con l'Etica Cristiana?


Sicuramente si!

E non solo per le marcate origini, dalle quali ne ritrae fedelmente gli intenti e i modi di espressione. Sicuramente non tutte le zone e tutte le persone vengono coinvolte da questo tipo di carnevale e, come avviene con tutte le altre cose contrarie alla sana dottrina cristiana, resta sempre nella libera volontà dell'individuo la scelta di praticarlo.

Si può dire benissimo che il Carnevale serve a manifestare, almeno una volta all'anno, la frenetica ricerca di appagamento sensuale, dando la possibilità all'individuo di sovvertire quei ruoli e quei valori, nei quali si sente come imprigionato, senza essere condannato da alcuno.

Una volta all'anno, diventa legittimo il curioso bisogno di abolire la propria personalità per assumerne una fittizia per commettere, sotto una maschera grottesca, le più stravaganti bizzarrie. Provando anche a dire in forma scherzosa, e non solo, tutto ciò che non è consentito dire seriamente, per ridere impunemente di tutto e di tutti. È stato scritto che il Carnevale è il re del mondo o, meglio ancora, uno strumento del re del mondo; effettivamente nessuna usanza può dirsi più universalmente diffusa e praticata da svariati popoli, diversi per cultura.


Ma, dall'Italia alla Germania, dal Brasile al Nord America, il Carnevale trova la sua espressione massima nell'ambiente cosiddetto cristiano, diventando un efficace strumento di scandalo, ma, nello stesso tempo, strumento che serve a distinguere il cristiano nominale dal cristiano fedele ai sani insegnamenti di Cristo.

C'è da tener presente però che, in quasi tutte le altre realtà sociali e religiose mondiali, troviamo, anche se espresse diversamente, caratteristiche carnevalesche affine anche nell'estetica: la Festa dei Dragoni in Cina, i rituali e le feste dei popoli della Polinesia, degli Indiani d'America, ed altri.


Riguardo a quello che avviene in questo periodo non abbiamo bisogno di entrare nei particolari, ma basta andare in uno dei posti (e in Italia ormai, purtroppo, c'è ne sono diversi), dove si organizzano le sfilate, per rendersi conto di quello che succede; sicuramente i moralisti lì non si troverebbero a loro agio. Certamente il solo fatto del guardare un carro allestito con maschere e costumi, non si può classificare peccato, ma il partecipare alle buffonerie e alle gozzoviglie può recare del danno morale e spirituale.

Ma il Carnevale NON è solo quello; Carnevale è principalmente quello che anima le persone all'allegrezza spropositata, alla trasgressione, a quel convincimento che puoi fare qualcosa che non ti è consentito nella vita di ogni giorno e nelle normali relazioni; è uno spirito diabolico vero e proprio che camuffandosi di costumi, colori e caricature innocue trascina le persone nella loro naturale inclinazione, derivante, anche questa, dalla decaduta condizione umana e non ancora rigenerata dallo Spirito di Dio.


In Germania per esempio le maggiori nascite di bambini avvengono nove mesi dopo il periodo del Carnevale, e principalmente di bambini non desiderati, e illegittimi. È risaputo da tutti anche quello che avviene in Brasile, a Rio de Janeiro. In quasi tutto il Sud e il Centro America il Carnevale viene festeggiato come quello di Rio de Janeiro: sfrenatezza, dissolutezza, sesso facile, scherzi dannosi, sembra di rivedere per qualche giorno, quello che succedeva nelle città di Sodoma e Gomorra di 4.000 fa, prima di essere distrutte.

Nel Carnevale si celebrano molte allegorie, ma il Carnevale stesso è una allegoria, precisamente quella dei Sabba diabolici. Mentre danze, orgie, sfregi, oscenità, rituali blasfemi e presenze diaboliche nei Sabba sono reali e tangibili, nel Carnevale queste cose si travestono di permissivismo incoraggiando le persone agli stessi tipi di peccati, seppur in maniera ridotta.

Un articolo di un giornale di provincia del 1938 riporta, a proposito del Carnevale: "...giovanetti rabbiosi, ragazze frenetiche non sanno rinunciare al turpe divertimento del ballo. Passioni roventi si sviluppano e ardono, affetti pravi che iniziano; mode turpi, nudismo, che si usano; abbracciamenti disonesti che si fanno; peccati che si consumano nel bollore della danza cittadina e negli agiati ritrovi notturni; tresche che si svolgono; onore che spesso si perde; malizie che si imparano."

Il Carnevale favorisce e incita all'alcolismo, all'adulterio, alle facezie scurrili, alle buffonerie, alle volgarità e alle altre cose contrarie, non solo ai sani comportamenti cristiani, ma anche alla normale moralità vigente negli altri periodi dell'anno.


Un'altro aspetto caratteristico peccaminoso del Carnevale è la mascherata e il travestimento; questi non sono altro che le "braccia" dell'inganno, di cui Satana ne è la personificazione e il generatore, come dice Cristo: "...egli è il padre della menzogna...".

Il travestimento serve come autorizzazione per esternare alcuni impulsi repressi dalla Legge di Dio che agisce nella coscienza; ovviamente questo è un inganno, e non può essere giustificato colui che pecca in questo particolare periodo dell'anno.

Sicuramente ci sono persone che non si mascherano con intendi malvagi, ma la mascherata e la partecipazione può essere il principio di qualcosa di peggio.

Questo meccanismo malefico lo vediamo anche in alcuni bambini, i quali usando il travestimento, fanno delle burle sia ai loro coetanei che ai grandi.

In nome del Carnevale viene loro concesso di fare delle cose che sono deplorevoli e degni ci condanna negli altri periodi dell'anno. Forse che il Carnevale ha il potere di trasformare un atto da condannare e peccaminoso in atto lecito e giustificato? Il danno recato dal peccato è inesistente per il fatto che chi lo commette è vestito con costumi vari? Con quale autorità la gravità del peccato viene tolta se svolto in questo particolare periodo dell'anno?



Il Carnevale a confronto con la Parola di Dio.


Nella Bibbia non riscontriamo la parola CARNEVALE, ma spesse volte è sottintesa quando vi sono menzionati i peccati del "mondo" o della "carne", espressamente fatti in particolari circostanze. È caratteristico anche il fatto che la parola (in italiano) "carnevale" derivi da CARNE, e forse non intesa soltanto come alimento.

Ci risulta abbastanza ovvio, e senza téma di essere smentiti, che Cristo, gli Apostoli e la prima chiesa non celebravano i festeggiamenti del carnevale o cose del genere. Le feste che praticavano erano solo quelle prescritte da Mosè, la festa dei Purim subentrata nel periodo dell'esilio post-babiloneseo e quella istaurata nel periodo dei Maccabei.

All'infuori di queste non riscontriamo che gli ebrei, anche quelli cristiani, celebrassero altre feste. Per quanto riguarda nella vita della Chiesa del Nuovo Testamento non si celebrava alcuna festa essendo Cristo stesso "nostra Pasqua e nostra festa", come dice anche l'apostolo Paolo, essendo anche i frequenti incontri di comunione fraterna, momenti di gioia intensa per via della presenza del Signore.


Come abbiamo scritto sopra, la feste, incluso il Carnevale, sono subentrate in secondo tempo nella realtà cristiana, ma soltanto per accondiscendere ai nuovi convertiti (?), provenienti dal paganesimo. Nel periodo che va dal 250 d.C. al 500 d.C tutte le feste pagane sono state progressivamente trasformate in feste "cristiane", alcune delle quali sono sopravvissute sino ad oggi, Carnevale incluso.

Gia al tempo di Mosè e di Giosuè, Dio ha ammonito il suo popolo a non conformarsi e a non adottare gli usi e i costumi licenziosi e peccaminosi dei popoli Cananei.

Lo stesso ammonimento vale per il popolo di Dio del Nuovo Testamento: la Chiesa.

Ancora oggi siamo nel Nuovo Testamento e come allora i cristiani si debbono attenere ai comandamenti divini.

Al tempo di Giosuè, il popolo di Dio, entrando nella Terra Promessa non doveva assimilare e usare le pratiche pagane; al tempo della Chiesa (anche oggi), coloro che si convertono debbono abbandonare le pratiche e gli usi peccaminosi della vita trascorsa senza Dio, prima di conoscere Cristo.


Romani 8:5-9 "Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito.

Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace;

infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui."



Galati 5:16-24, 6:8 "Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.

E quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna."


Efesini 5:3-4 "Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento."


Colossesi 3:5-8 " Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. Per queste cose viene l'ira di Dio, e così vivevate un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene.



http://www.incontraregesu.it/ultimaora/carnevale.htm

Israele/ Spaccatura tra ebrei laici e ortodossi su cristianesimo

Israele/ Spaccatura tra ebrei laici e ortodossi su cristianesimo
Lo rivela un sondaggio pubblicato dallo Yedioth Ahronoth
Roma, 24 feb. (Apcom) - Dopo le recenti tensioni tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico, provocate dalla revoca della scomunica da parte del Papa al vescovo negazionista Richard Williamson e dal programma satirico su Gesù andato in onda nei giorni su una tv israeliana, emerge una netta spaccatura tra ebrei laici ed ebrei ortodossi in merito al loro atteggiamento nei confronti del cristianesimo.

Secondo un sondaggio pubblicato dal sito web dello Yedioth Ahronothe realizzato dall'Istituto Smith su un campione di 500 persone, la maggioranza degli israeliani di religione ebraica ritiene che nelle scuole debbano essere insegnate nozioni sul cristianesimo, ma non sul Nuovo Testamento, e che lo Stato debba inoltre garantire la libertà di culto ma non permettere agli enti ecclesiastici cristiani di acquistare terreni a Gerusalemme.

Dal sondaggio risulta poi che per il 54 per cento degli ebrei laici il cristianesimo è più vicino all'ebraismo rispetto all'Islam. Così la pensa invece solo il 17 per cento degli ebrei ortodossi, i quali ritengono in gran numero (il 48 per cento) che l'Islam sia più vicino alla loro religione.

Il 60 per cento degli ebrei ortodossi e ultra-ortodossi si dice poi disturbato dalla vista di una persona con indosso una croce, mentre per la stragrande maggioranza dei laici (il 91 per cento) questo non costituisce un problema.

Su quasi tutte le questioni i laici dimostrano dunque di avere un approccio più aperto rispetto agli ortodossi. I primi sono ad esempio in grande maggioranza (68 per cento) a favore dell'insegnamento del cristianesimo nelle scuole (il 52 per cento anche del Nuovo Testamento), mentre gli ortodossi e gli ultraortodossi sono nettamente contrari (rispettivamente il 73 per cento e il 90 per cento).

http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/02_febbraio/24/israele_spaccatura_tra_ebrei_laici_e_ortodossi_su_cristianesimo,18118367.html

Shoah, Williamson chiede scusa

Shoah, Williamson chiede scusa


"Mi perdonino il Papa e gli ebrei"

"Chiedo perdono davanti a Dio a tutte le anime che si sono onestamente scandalizzate per ciò che ho detto". Con questa lapidaria affermazione il vescovo lefebvreiano Richard Williamson torna sulle violente polemiche scatenate dalle sue affermazioni in merito alla Shoah e alle camere a gas. Williamson si trova ora a Londra dopo essere stato costretto a lasciare l'Argentina, in seguito alle affermazioni negazioniste.


Il monsignore avrebbe affermato, in una nota, il suo "rammarico" di avere espresso le dichiarazioni negazioniste in merito alla Shoah, precisando che "se avessi saputo in anticipo il danno e il dolore che avrebbero arrecato, soprattutto alla Chiesa, ma anche ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che hanno subito ingiustizie sotto il Terzo Reich, non le avrei rilasciate".

"Il Santo Padre e il mio Superiore, il vescovo Bernard Fellay - riferisce ancora Williamson - mi hanno chiesto di riconsiderare le dichiarazioni da me rilasciate alla televisione svedese quattro mesi fa, per il fatto che le loro conseguenze sono state così gravi". Il presule constata di aver espresso alla televisione svedese solo una "opinione" di un "non-storico". "Un'opinione formatasi 20 anni fa sulla base delle prove allora disponibili, e da allora raramente espressa in pubblico".

"Gli eventi delle ultime settimane e il consiglio dei superiori della Fraternità San Pio X - aggiunge il monsignore - mi hanno convinto di essere responsabile della pena che ne è derivata". "Chiedo perdono davanti a Dio a tutte le anime che si sono onestamente scandalizzate per ciò che ho detto. Come ha affermato il Santo Padre - ha concluso - ogni atto di violenza ingiusta contro un uomo ferisce tutta l'umanità".



http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo442647.shtml

domenica 22 febbraio 2009

VATICANO-ISRAELE: OLMERT SI SCUSA PER SKETCH BLASFEMI

VATICANO-ISRAELE: OLMERT SI SCUSA PER SKETCH BLASFEMI

AGI) - Gerusalemme, 22 feb. - E' stato Ehud Olmert a chiedere scusa per il programma tv che facendosi beffe della Vergine e di Gesu' Cristo ha indignato la popolazione cristiana di Israele e portato alla protesta del Vaticano. "Mi dispiace per le dichiarazioni contro la religione cristiana, e in particolare contro la comunita' cristiana che convive con noi in Israele" ha detto Olmert in apertura della riunione di gabinetto, secondo quanto riportato dall'edizione on-line del quotidiano "Yediot Aharonot". Dopo aver assicurato che non e' sua intenzione "limitare la liberta' di espressione", il premier uscente ha chiesto "senso di responsabilita' e moderazione, anche quando si parla di uno show satirico".
Alcuni sketch blasfemi erano stati trasmessi nel programma di Canale 10 'The Tonight Show' in cui venivano ridicolizzati la Vergine Maria - "messa incinta all'eta' di 15 anni da un compagno di scuola" - e Gesu' - morto giovane "perche' grasso" (e quindi troppo pesante per camminare sulle acque). Durante il programma, andato in onda nei giorni scorsi con il titolo 'Like a Virgin', il comico Lior Shlein aveva anche scherzato sulle polemiche suscitate dalle frasi negazioniste di Williamson. I cristiani "negano l'Olocausto", ha detto, "allora io voglio negare la Cristianita'".

http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200902221250-cro-rom1021-art.html

sabato 21 febbraio 2009

Razzi dal Libano su Israele

Razzi dal Libano su Israele
Hezbollah: non ne sappiamo nulla

BEIRUT (21 febbraio) - Un razzo lanciato dal Libano verso Israele ha ferito due persone, tra cui una donna nel nord di Israele. La donna si trovava nella sua abitazione nei pressi della città di Maalot (vicino alla frontiera) ed è stata raggiunta da frammenti di vetro. Lo ha reso noto la radio pubblica israeliana. Lo hanno reso noto fonti mediche israeliane. Secondo le fonti, uno dei due feriti è stato portato nell'ospedale di Nahariya per medicazioni. Altre due persone sarebbero rimaste sotto shock. Alcuni testimoni dalla zona hanno riferito che inizialmente, a distanza, qualcuno aveva scambiato l'esplosione per un effetto del maltempo che sta investendo la regione. Subito dopo, tuttavia, si è saputo dei feriti e sono state individuate le schegge del razzo.

I media israeliani confermano inoltre che un secondo katyusha non ha raggiunto Israele ed è caduto in territorio libanese e aggiungono che l'artiglieria israeliana «ha risposto al fuoco» con una salva di razzi. L'incidente, al momento, stando alle notizie di fonte israeliana, si sarebbe chiuso qui. Nelle settimane scorse, durante la guerra sul fronte sud con Hamas nella Striscia di Gaza, in due singole occasioni Israele era stato bersagliato da nord con razzi lanciati dal Libano, ma gli episodi erano rimasti circoscritti.

Hezbollah: non ne sappiamo nulla. Il movimento sciita libanese anti-israeliano Hezbollah nega stamani di essere a conoscenza del lancio di razzi dal sud del Libano verso Israele. «Non ne sappiamo nulla e non abbiamo alcun commento da rilasciare», ha affermato all'Ansa uno dei portavoce del Partito di Dio a Beirut. I vertici del movimento filo iraniano hanno più volte ribadito, anche di recente, di esser pronti a rispondere ad ogni eventuale aggressione israeliana e di avere a disposizione un arsenale assai più potente di quello impiegato durante la guerra dell'estate 2006 contro lo Stato ebraico.

Anche Fatah e Fplp negano responsabilità. Fatah, il partito del presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen), e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), due delle fazioni palestinesi presenti in Libano hanno smentito stamani ogni responsabilità nel lancio di razzi dal sud del Paese verso Israele.

Esercito libanese attribuisce i razzi a ignoti. L'esercito libanese attribuisce stamani a «ignoti» il lancio di razzi dal sud verso Israele. In un comunicato ufficiale, il ministero della difesa di Beirut riferisce inoltre che «in seguito» al lancio di razzi verso Israele, «otto proiettili d'artiglieria», e non sette come riportato in precedenza da altre fonti di stampa, sono caduti nel sud del Libano, nell'area compresa tra le località di Mansuri e al-Qulayla, pochi km a nord del confine provvisorio tra i due Paesi nel settore occidentale della Linea Blu di demarcazione. Secondo l'esercito di Beirut sono due, e non tre come invece riferito dalla tv del movimento sciita Hezbollah, i razzi sparati dal Libano verso Israele: «uno è caduto in territorio libanese, mentre il secondo è esploso vicino al confine». Il comunicato si conclude affermando che unità dell'esercito libanese, assieme alle forze della missione Onu nel sud del Libano (Unifil), sono state dispiegate sul posto per indagare sull'accaduto e valutare i danni materiali».

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=47515&sez=HOME_NELMONDO

Netanyahu premier apre alla Livni


21/2/2009 (8:25)
Netanyahu premier apre alla Livni
Il falco appoggiato dalla destra frena:
adesso prevalga l'interesse del Paese.
Si cerca un governo di unità nazionale
GERUSALEMME
Come previsto, alla fine l’incarico di formare il nuovo governo israeliano è stato affidato al leader del Likud Benjamin Netanyahu, il quale, pur uscito sconfitto di misura nelle elezioni del 10 febbraio scorso, può comunque contare su una chiara maggioranza alla Knesset di 65 seggi su 120, formata grazie al concorso dei partiti del blocco di destra. Già ieri, dopo che Avigdor Lieberman, leader del partito nazionalista Yisrael Beiteinu (terza forza alla Knesset con 15 seggi), aveva annunciato pubblicamente il suo appoggio all’ipotesi di un governo Netanyahu, appariva chiaro che al presidente Shimon Peres non restavano altre opzioni se non quella di affidare l’incarico al leader del Likud. E così è stato.

«È nell’interesse del Paese che si formi il governo il più rapidamente possibile», ha dichiarato oggi pomeriggio Peres in conferenza stampa a Gerusalemme. Quasi tutti sono d’accordo sulla necessità di «un’ampia coalizione», ha proseguito il presidente, «e io ho chiesto a Netanyahu che questo auspicio si rifletta nella formazione del governo». Il leader del Likud, che è stato già primo ministro dal 1996 al 1999, ha accettato l’incarico ricordando che il nuovo governo dovrà fare i conti prima di tutto con la minaccia iraniana: «L’Iran sta sviluppando armi nucleari e rappresenta la più grande minaccia per la nostra esistenza dai tempi della Guerra d’Indipendenza», ha detto.

Netanyahu ha quindi spiegato che è sua intenzione quella di coinvolgere nella coalizione le principali formazioni per dare vita a un governo di unità nazionale. Per questo ha già contattato Tzipi Livni, la leader di Kadima (il primo partito alla Knesset con 28 seggi, contro i 27 del Likud), ed Ehud Barak, leader del Partito laburista (quarta forza parlamentare con 13 seggi): «Li ho chiamati e ho chiesto loro di incontrarci per discutere di un governo di unità nell’interesse del Paese». Livni, che stamattina ha ribadito che Kadima preferisce stare all’opposizione piuttosto che entrare in un governo di destra guidato da Netanyahu, in serata ha però fatto sapere di essere disposta a incontrare il leader del Likud. I due dovrebbero vedersi domenica salvo imprevisti.

Secondo il quotidiano progressista Haaretz, se Tzipi Livni non dovesse entrare nel governo - come appare probabile - la vittoria per Netanyahu potrebbe rivelarsi alla fine amara. La leader di Kadima - scrive Haaretz - non entrerà in un governo che si regge su una maggiroanza di 65 parlamentari di destra e di estrema destra. La Livni potrebbe considerare un possibile ingresso in una coalizione formata solo dal Likud, da Yisrael Beiteinu e dal Giudaismo unito per la Torah (che dispone di quattro seggi). Ma Netanyahu non può rinunciare al sostegno degli ultraortodossi dello Shas (undici seggi) e del partito Habayit Hayehudi, e per questo Tzipi Livni, che ha speso gran parte della sua vita politica al governo, appare ora più determinata che mai a dare battaglia al prossimo esecutivo dai banchi dell’opposizione.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200902articoli/41237girata.asp

NUCLEARE: CASA BIANCA, PROBLEMA IRAN VA AFFRONTATO

NUCLEARE: CASA BIANCA, PROBLEMA IRAN VA AFFRONTATO

(AGI) - Washington, 28 feb. - La Casa Bianca ha espresso "preoccupazione" per le conclusioni dell'ultimo rapporto dell'Aiea sul dossier nucleare iraniano ed esortato gli alleati ad affrontare una questione che non puo' essere rinviata.
"Questo rapporto e' un'altra opportunita' mancata per l'Iran che continua a sottrarsi ai suoi obblighi internazionali", ha affermato Robert Gibbs, portavoce di Barack Obama, "se non vi e' conformita', la comunita' internazionale non puo' credere che questo programma sia esclusivamente di natura pacifica".
Gibbs ha poi affermato che gli Stati Uniti devono lavorare con i loro alleati per "affrontare questo problema urgente che non si puo' rinviare".
Nel rapporto diffuso ieri dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica, si sostiene che la Repubblica islamica ha solo rallentato, ma non sospeso il suo programma atomico. Nel documento l'Aiea ha denunciato di non riuscire a fare passi in avanti nella sua inchiesta a causa della mancanza di cooperazione da parte di Teheran. Secondo l'Istituto per la sicurezza scientifica e internazionale statunitense, il rapporto dell'Aiea dimostra che l'Iran ha accumulato una quantita' di uranio arricchito sufficiente per dotarsi di una bomba atomica. Si tratterebbe di una tonnellata di uranio poco arricchito, conservato nello stabilimento di Natanz, da cui potrebbero essere ricavati i venti chili di uranio altamente arricchito necessari per fabbricare un'arma nucleare.
Sulla questione e' intervenuto anche il direttore dell'agenzia Onu, Mohammed ElBaradei, che ha escluso, allo stato attuale, l'eventualita' di un'azione militare contro Teheran da parte dell'Occidente. "La forza puo' essere usata come ultima opzione ... quando tutte le altre possibilita' sono state esaurite. Non penso che questo sia stato ancora fatto", ha affermato a Radio France international e Tv5 Monde.



http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200902202106-pol-rom1199-art.html

Netanyahu nuovo premier di Israele

Netanyahu nuovo premier di Israele
"Iran e terrorismo le prime minacce"
Il nuovo leader chiama Livni e Barak
"Dovremo affrontare insieme le sfide"
Ma l'ex ministro degli Esteri dice no
GERUSALEMME
Il presidente israeliano, Shimon Peres, ha affidato al leader del Likud, Benjamin Netanyahu, l’incarico di formare il governo. La decisione è stata presa dopo che la leader di Kadima, Tzipi Livni, aveva ribadito a Peres che non entrerà in un governo guidato dall’ex premier. «Non sarò una pedina di un governo che è contro i nostri ideali», ha affermato il ministro degli Esteri, «le cose sono chiare, quello che sta nascendo è un governo senza visione, senza valori». «Abbiamo bisogno di un governo fondato sulla soluzione di due Stati», ha insistito la Livni alludendo al processo di pace con i palestinesi su cui Netanyahu.

Il leader del Likud, che ha accettato l’incarico, avrà a disposizione sei settimane per formare l’esecutivo che a questo punto si dovrebbe reggere su una maggioranza di destra anche se il premier ha espresso l’auspicio che si possa formare un esecutivo di unità nazionale con Kadima e i laburisti.

In caso di fallimento, è probabile che si vada a elezioni anticipate. Questa mattina Peres aveva ricevuto prima Netanyahu e poi la Livni per un ultimo tentativo di convincerli ad accordarsi per un governo di larghe intese. Nelle elezioni del 10 febbraio Kadima ha ottenuto il più alto numero di seggi alla Knesset, 28, uno in più del Likud, ma Netanyahu era il chiaro favorito per l’incarico di formare il governo, soprattutto dopo che ha incassato il sostegno del partito di estrema destra Yisrael Beiteinu.

Netanyahu, 59 anni, è già stato primo ministro dal 1996 al 1999. In campagna elettorale si è impegnato a rovesciare il regime di Hamas nella Striscia di Gaza e a fermare il lancio di razzi Qassam. Per quanto riguarad il processo di pace, giudica prematuro l’avvio di un negoziato sui punti più delicati come lo status di Gerusalemme, i confini e il ritorno dei profughi, ed è disposto solo a trattare per un miglioramente delle condizioni di vita dei palestinesi in Cisgiordania.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200902articoli/41222girata.asp

Eutanasia e bioteca degli stadi terminali-La bioetica dei trapianti

Eutanasia e bioteca degli stadi terminali
La bioetica dei trapianti
Rav Riccardo Di Segni

Da un kibbutz dell’Alta Galilea, le parole di un’ebrea incontrata quasi per caso. «La speranza è questo dialogo che è scaturito come una benedizione… è questo miracolo che fa sì che abbiate aperto i cancelli ai vostri fratelli maggiori»

Lo scopo di questo intervento è di presentare una testimonianza ebraica su alcuni problemi specifici di bioetica. essendo questa l'unica occasione, nell'ambito del corso organizzato dall'ordine dei medici di Roma e provincia, di parlare dal punto di vista ebraico, sono necessarie alcune premesse generali.

In un paese come l'Italia, che ha una sua particolare tradizione culturale e una netta maggioranza, almeno formale, che si collega alla religione cattolica, il dibattito sulle questioni di bioetica si riduce molto spesso all'esposizione del pensiero della chiesa cattolica, e alle sue possibili opposizioni con l'etica definita laica.

Il ruolo di altre realtà culturali e religiose è praticamente ignorato o sottovalutato. Per quanto riguarda l'ebraismo, ciò è determinato soprattutto dalla scarsa rilevanza numerica della presenza ebraica in Italia.

Ma in una società pluralistica non è ammissibile che opinioni potenzialmente diverse siano ignorate, solo in quanto minoritarie, mentre proprio su questioni essenziali per la convivenza civile e la dignità dell'uomo, come quelle che si dibattono in bioetica, è necessario tener conto della diversità, che è uno stimolo alla comprensione e all'arricchimento dei valori, per arrivare a soluzioni comuni di rispetto e promozione.

Gli organizzatori del corso dell'ordine dei medici, invitandomi ad esporre un punto di vista ebraico, hanno manifestato sensibilità per questo aspetto, e meritano un particolare ringraziamento.

L'ebraismo fonda la sua cultura sulla bibbia ebraica (l'antico testamento) e sulla tradizione dell'insegnamento dei rabbini, i maestri interpreti della scrittura. L'antico testamento, non va dimenticato, è anche la radice sacra dalla quale attinge la sua fede il cristianesimo. Nell'ebraismo il rapporto con l'insegnamento biblico e con quello rabbinico, che ne sviluppa in una ininterrotta continuità le premesse, è radicale e fondamentale. Tutti i problemi etici, e in particolare quelli bioetici, vengono affrontati sistematicamente a confronto con la tradizione precedente, cui viene riconosciuta un'origine sacra e un'autorità indiscussa.

Per quanto riguarda i problemi etici nuovi, che si pongono ogni giorno parallelamente allo sviluppo delle tecnologie, la loro soluzione spetta ai rabbini; ma nell'ebraismo manca ormai da molti secoli un'autorità centrale, che sia in grado di imporre a tutti una soluzione unitaria; per cui può accadere che su determinate questioni particolari e nuove vengano espresse sentenze e opinioni differenti, ciascuna delle quali si giustifica per l'autorità e la competenza di chi l'ha formulata e per il rigore del ragionamento giuridico che la sostiene.

Dopo queste premesse, ecco alcune indicazioni di massima sui problemi in discussione. Per quanto riguarda l'eutanasia e la bioetica degli stadi terminali, non esistono indicazioni chiare e specifiche su questi punti nella bibbia, ma da questa vengono comunque tratte le basi per il ragionamento successivo della tradizione.

Un caso notevole è quello della morte del re Saul, narrata al cap. 31 di 1 Samuele, e al cap. 1 di 2 Samuele. Saul muore durante una battaglia contro i filistei; accerchiato dai nemici, vede profilarsi la sconfitta, e temendo di cadere prigioniero ed essere esposto a sofferenze intollerabili, chiede allo scudiero di togliergli la vita; lo scudiero si rifiuta, e allora Saul si trafigge da sé con la sua spada. Ma questo non basta a farlo morire, e allora il re in agonia si rivolge a un giovane amalecita, chiedendogli di finirlo.

L'amalecita uccide Saul, e lo va a raccontare a David, rivale di Saul e futuro re; ma David, ascoltato il racconto, condanna l'amalecita. L'episodio e' troppo complesso perché se ne possano derivare indicazioni univoche; ma emergono alcune linee tendenziali, che saranno sottolineate dalla tradizione successiva. Il tentato suicidio commesso da Saul potrebbe essere un atto illecito, ma diventa comprensibile e giustificabile per le circostanze; ciò che un uomo fa su di sé, o chiede che gli venga fatto per la realtà o il timore di sofferenze non è punibile; l'uomo che soffre non è pienamente responsabile delle sue azioni. D'altra parte non è consentito aderire alla richiesta suicida del re; lo scudiero si rifiuta, e l'amalecita che lo fa viene per questo punito.

Più in generale, al di là di questo episodio, la bibbia prescrive di non uccidere e impone a chiunque il sacro rispetto della vita umana. La tradizione rabbinica sviluppa questo principio affermando che nessuno è padrone, e può liberamente decidere non solo della vita altrui, ma anche della propria. E ciò vale anche quando si tratta di un malato terminale o gravemente sofferente.

Il timore è quello della relativizzazione del concetto di santità della vita, e dell'apertura di una breccia che possa progressivamente allargarsi.

Se si diminuisce il valore della vita di un uomo perché questi sta per morire, la vita dell'uomo in generale perde il suo valore assoluto e diventa relativa
(I. Jakobovitz, jewish medical ethics, p. 152 dell' ediz. ebraica, jerusalem 1966).

Di qui la regola: è proibito ogni atto che possa accelerare la morte di un agonizzante, a nessuno è concesso il diritto di procurare la morte anche se si tratta di un processo irreversibile e imminente, e anche se per i medici non c'è più alcuna speranza di vita, e anche se è il malato stesso a richiederlo. Il medico non deve agire direttamente in questo senso, né deve consigliare al malato i modi per togliersi la vita da solo.

Nel conflitto di interessi tra tutela della santità della vita e l'esigenza legittima di liberare dalla sofferenza, quest'ultima non può avere la prevalenza. Questo non significa tuttavia che non sia parimenti doveroso preoccuparsi della dignità del malato e lenire al massimo le sue sofferenze. I farmaci antidolorifici sono permessi, anche se possono affrettare la morte, purché non siano dati proprio per questo scopo.

Più in generale la necessaria durezza di una scelta di principio e' in qualche modo mitigata da ulteriori analisi e precisazioni. Se infatti esistono ampi spazi eticamente legittimi per l'esercizio della professione medica, perché è stato dato ai medici il permesso di curare, vi sono anche attività di cura illecite, perché curare non significa prolungare le sofferenze. Di qui l'importante distinzione: così come è proibito accelerare la morte di un individuo, parimenti può essere proibito ritardarla con mezzi artificiali. Le fonti medioevali abbondano di strane casistiche in questo senso: ad esempio il rumore ritmico di uno spaccalegna che entra in risonanza con il battito cardiaco di un agonizzante, o il rumore o il pianto nella stanza dove si trova il malato, se ne prolungano l'agonia, possono essere ridotti al silenzio. In altri termini, appare lecito rimuovere ciò che impedisce la morte, mentre è illecito mettere in atto ciò che direttamente la affretta.

La distinzione è molto sottile e di difficile applicazione, per cui sono molte le precisazioni necessarie su problemi attuali. Un esempio riguarda le varie apparecchiature che tengono artificialmente in vita i pazienti nelle sale di rianimazione; c'è chi suggerisce la possibilità di programmare nell'attività di queste apparecchiature delle pause automatiche, che consentano di verificare l'attività spontanea del malato, e in base a queste decidere se far ripartire l'apparecchio. Si parla ovviamente di malati in situazioni irreversibili e senza speranze, legati per loro sopravvivenza al mezzo meccanico, ma ogni situazione è un caso a parte e impone scelte difficili dal punto di vista etico-giuridico e sofferte per tutte le loro implicazioni umane.

La bioetica dei trapianti è un altro tema di questo incontro. L'argomento dei trapianti, per la sua complessità, non può essere affrontato neppure per sommi capi in questo spazio, ma si possono dare alcuni orientamenti su un aspetto particolare, collegato al tema precedente, quello del malato terminale. Per l'ebraismo chi salva una vita umana e' come se avesse salvato un mondo intero.

La tutela della vita umana passa al disopra di ogni altra legge. Si può violare qualsiasi altra norma per salvare una vita, ma esiste un limite implicito in questo principio, ed è la tutela di un altra vita. il Talmu'd dice: il tuo sangue non è più rosso di quello di un altra persona. La tua vita vale quanto la sua. Si può far tutto per salvare una vita, tranne che sacrificarne un'altra. Ed è questo uno dei problemi bioetici principali in quei trapianti, nei quali l'organo donato e' un organo vitale, come nel caso del cuore. L'imperativo di salvare una vita umana, o di migliorare in modo significativo la qualità di un'esistenza, rappresenta in linea di massima la giustificazione etica per l'esecuzione dei trapianti, così come il rispetto della vita altrui ne rappresenta il limite.

In altri termini non è assolutamente lecito sopprimere una vita di una persona per estrarre dal suo corpo un organo da donare. Nel caso del trapianto cardiaco il problema si è posto per la necessità di disporre di un organo funzionante. A che punto dell'agonia di un malato terminale è lecito intervenire per prelevarne l'organo vitale? È una domanda alla quale le legislazioni civili cercano di dare una risposta ben precisa, definendo con la massima cura i criteri per la valutazione della morte cerebrale. Ciò che è successo, in parallelo, nel mondo ebraico rappresenta un evento per molti versi straordinario.

Nel 1968, all'epoca dei primi trapianti cardiaci, le valutazioni di molte autorità rabbiniche furono negative, e vennero formulate contro i chirurghi accuse di duplice omicidio dell'accettore, in quanto sottoposto a una procedura che non gli dava garanzie di sopravvivenza, e del donatore, perché il cuore gli era stato tolto mentre ancora batteva. La prima difficoltà si e' risolta con il progresso tecnico e il controllo delle reazioni di rigetto; oggi il trapianto cardiaco è considerato una valida misura terapeutica.

Ben più complessa la seconda difficoltà, che implica un dibattito sulla definizione del momento della morte. I primi pronunciamenti rabbinici si erano basati su alcune tradizioni che consideravano come criterio certo di morte la cessazione dell'attività cardiaca, e quindi avevano proibito il trapianto, in quanto l'espianto di un cuore battente si identificava con un omicidio.

Ma il dato dell'efficacia clinica del trapianto, ha imposto una completa revisione delle fonti e degli atteggiamenti conseguenti, con il risultato di un nuovo e più approfondito esame, che ha portato a privilegiare, tra le fonti antiche, le linee giuridiche degli autori che identificavano la morte con la cessazione dell'attività respiratoria e quindi con quella cerebrale.

Di qui un pronunciamento ufficiale del rabbinato centrale israeliano, del 1986, che ha stabilito i criteri per la definizione di morte in base alla cessazione dell' attività cerebrale, e ha aperto la strada per l'autorizzazione, dal punto di vista della norma ebraica, dei trapianti cardiaci.

Non tutti i rabbini hanno accettato questa posizione, ma il caso è dimostrativo dell' atteggiamento che le autorità rabbiniche, e più in generale il pensiero ebraico, hanno su problematiche di bioetica: una grande attenzione agli sviluppi tecnici e ai loro potenziali benefici per l'uomo, insieme a una prudente vigilanza e a una incessante e talora lacerante riflessione, per la tutela dei principi etici su cui si fonda la tradizione dell'ebraismo e la convivenza civile dell'umanità.

Rav Riccardo Di Segni

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[Fonte: tracce.it - gennaio 2003]

http://www.nostreradici.it/bioetica-ebraica.htm

Parigi. Ebrei e cattolici, d’accordo contro l’eutanasia

Parigi. Ebrei e cattolici, d’accordo contro l’eutanasia
Dichiarazione congiunta dell’Arcivescovo cattolico e del gran rabbino di Parigi

[v. Testo del Comunicato finale Vaticano Gran Rabbinato d'Israele, marzo 2006]


Monsignor André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi, e David Messas, gran rabbino della capitale francese, hanno ritenuto utile rendere pubblica una dichiarazione congiunta sui malati terminali con cui desiderano contribuire alla promozione di una vera e degna assistenza alle persone al termine della loro vita. L’Arcivescovo e il gran rabbino di Parigi hanno ribadito la loro opposizione a “ogni forma di eutanasia”, intesa come “ogni comportamento, azione o omissione, il cui obiettivo è dare la morte a una persona per porre così termine alle sue sofferenze”.

“Esprimiamo un’opposizione molto ferma a ogni forma di aiuto al suicidio e a ogni atto di eutanasia”, si legge in una dichiarazione comune resa pubblica il 2 aprile scorso. I due firmatari si basano sul comandamento biblico “Non uccidere”, che “esige dalla famiglia e da quanti prestano cure di non cercare di accelerare la morte del malato (...) e di non chiedere l’aiuto degli altri a questo scopo”.

Dichiarandosi consapevoli delle sofferenze del malato terminale, l’Arcivescovo e il gran rabbino esortano al ricorso alle cure palliative, previsto da una legge di due anni fa. “La sollecitudine dovuta ai nostri fratelli e alle nostre sorelle gravemente malati o anche agonizzanti (...) esige l’impegno nel porre rimedio alle loro sofferenze (...). Non possiamo quindi che rallegrarci per ciò che la legge invita a sviluppare (le cure palliative) in tutti gli ospedali e le strutture medico-sociali”, sottolineano.

Da questo punto di vista, il ricorso a una cura “che può avere come effetto secondario accorciare la vita” quando è l’unico modo di “alleviare la sofferenza di una persona in fase avanzata o terminale di una malattia grave e incurabile” viene giudicato “legittimo in certe condizioni”, sempre che “l’obiettivo perseguito amministrando questa cura (sia) unicamente alleviare le grandi sofferenze, non accelerare la morte”.

Mostrandosi contrari all’accanimento terapeutico, monsignor Vingt-Trois e il rabbino Messas affermano: “Senza rinunciare in nulla alle nostre convinzioni religiose e al rispetto dovuto a ogni vita umana, ci sembra giusto non intraprendere cure che non otterrebbero altro che un mantenimento della vita a prezzo di forzature o sofferenze sproporzionate”.

“Il fatto di non intraprendere (o di smettere di mantenere), per un malato determinato, questo o quel trattamento medico non dispensa dal dovere di continuare ad averne cura”, soprattutto di continuare ad alimentarlo “privilegiando la via naturale”. Tuttavia, se le circostanze eccezionali obbligano a “limitare o anche a sospendere l’apporto nutrizionale”, questo “non deve mai diventare un mezzo per accorciare la vita”, ricordano i firmatari della dichiarazione.

Questa analisi comune è il frutto dei lavori del gruppo di riflessione avviato dalla Diocesi e dal Concistoro di Parigi, un gruppo formato da membri del Servizio per i rapporti con l’ebraismo della Dicesi di Parigi e della Commissione per i rapporti con le altre religioni del Concistoro Israelita di Parigi.
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[Fonte: Zenit 5 sprile 2007]


L'argomento non è nuovo, perché già nel marzo dello scorso anno:

"La vita è un dono divino da rispettare e preservare", e per questo l'eutanasia va "ripudiata", anche se è doveroso "ogni possibile sforzo per alleviare le sofferenze umane". È quanto scritto in un documento approvato da una commissione congiunta del Vaticano e del Gran Rabbinato d'Israele dopo una riunione che si è tenuta in Vaticano dal 26 al 28 febbraio (28-30 Shevat 5766 nel calendario ebraico).
La vita di una persona, e quindi la scelta di disporne a proprio modo, non appartiene all'individuo né tanto meno alla società: "Noi ripudiamo decisamente l'idea di un dominio umano sulla vita, e del diritto di decidere del suo valore o della sua durata da parte di qualsiasi persona o gruppo umano".
"Ripudiamo il concetto di eutanasia attiva", aggiunge il documento. "Pur rigettando la presunzione umana di assumere la prerogativa divina nel determinare il tempo della morte, affermiamo l'obbligo di fare ogni possibile sforzo per alleviare le sofferenze umane". «Ogni conoscenza e capacità umana deve servire a promuovere la vita e la dignità dell'uomo", e che "non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente accettabile".
http://www.nostreradici.it/ebcrcontro-eutanasia.htm

L'Argentina decide l'espulsione del vescovo negazionista Williamson

Roma | 19 febbraio 2009
L'Argentina decide l'espulsione del vescovo negazionista Williamson



Richard Williamson è persona non grata in Argentina e deve lasciare il Paese. La durissima misura è stata decisa dal ministro dell'Interno, Florencio Randazzo, attraverso la direzione nazionale per l'immigrazione.

Nella disposizione, annunciata con un comunicato ufficiale, il ministero intima al vescovo lefevbriano, riabilitato dal Vaticano ma finito nella bufera per le sue tesi negazioniste, di "abbandonare il Paese in maniera perentoria entro dieci giorni" perché ne è stata "decretata l'espulsione".

Uno degli argomenti addotti per motivare la decisione è che "il vescovo ha nascosto ripetutamente il vero motivo della sua permanenza nel Paese, dal momento che si è dichiarato un impiegato amministrativo dell'associazione civile 'La Tradicion', quando, in realtà, la sua vera attività era quella di sacerdote e direttore del seminario lefebvriano che la Fraternità di San Pio X ha nella località di Moreno", alle porte di Buenos Aires (il vescovo britannico è stato rimosso il 9 febbraio da questo incarico).

La motivazione appare però come un pretesto 'amministrativo' per giustificare le reali convinzioni del governo di Buenos Aires. La decisione, si scrive, tiene conto anche della "diffusione pubblica che hanno avuto le sue affermazioni antisemite a una tv svedese, nelle quali ha messo in dubbio che il popolo ebraico sia rimasto vittima dell'Olocausto".

Il governo di Buenos Aires sostiene che, "pretendendo di negare una comprovata verità storica, manifestazioni come queste creano danni profondi alla società argentina, alla comunità ebraico e a tutta l'umanità". E per questo decide di "fare ricorso alla facoltà che ha per legge di ordinare al vescovo lefebvriano di lasciare il Paese e sottomettersi all'espulsione".



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=107437

Gaza: Amnesty denuncia Hamas

Gaza: Amnesty denuncia Hamas
10 febbraio 2009 - (ve/ai) Dalla fine dello scorso dicembre, durante e dopo le tre settimane dell’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza che ha causato la morte di oltre 1300 palestinesi, in gran parte civili, le forze e le milizie di Hamas hanno portato avanti una campagna di rapimenti, uccisioni deliberate e illegali, torture e minacce di morte contro persone accusate di aver ‘collaborato’ con Israele, cosi’ come contro critici e oppositori.
Lo denuncia Amnesty International, in un documento redatto sulla base delle proprie ricerche effettuate nella Striscia di Gaza nelle ultime settimane.
L’organizzazione per i diritti umani ha verificato che almeno due dozzine di persone sono state uccise da uomini armati di Hamas e decine di altre sono state gambizzate o ferite in modo da causare disabilità permanente, sottoposte a brutali pestaggi che hanno provocato fratture, a maltrattamenti e a torture.
Molte delle persone prese di mira da Hamas sono state rapite in casa e poi abbandonate, gravemente ferite o uccise, in zone isolate. Altre sono state ritrovate nelle camere mortuarie degli ospedali di Gaza, altre ancora sono state finite negli stessi ospedali dove erano state ricoverate.

http://www.voce-evangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=9009

S.Sede ottiene da Israele censura di programma tv-Una vergogna per Israele bestemmiare Gesù così palesemente !

ISRAELE/ Comico attacca la religione cristiana offendendo Gesù e la Madonna, ma poi si scusa

mercoledì 18 febbraio 2009


Il programma è lieve come panna montata: al suo termine nella memoria resta ben poco. Il presentatore ama sghignazzare a 360 gradi, e “a chi tocca tocca”. Ma quando alcune sere fa il comico israeliano Lior Schlein ha cercato di rivisitare in modo farsesco alcuni dogmi del cristianesimo non tutti lo hanno trovato ameno. Il contrattacco subito iniziato su Facebook, dove è circolata una petizione indignata per il boicottaggio dello show della televisione commerciale Canale 10, “La notte con Lior Schlein”. Poi anche la comunità cristiana in Israele si messa in moto. I suoi dirigenti hanno chiesto spiegazioni alla emittente. E subito sono giunte le scuse della direzione. Stanotte, a quanto stato anticipato, lo stesso Schlein ammettere nella diretta televisiva di aver sbagliato. Lo spettacolo concepito come un talk-show in cui il presentatore apre con un sapido monologo - sottolineato da brevi brani musicali di un complessino - per passare poi ad interviste facete con personaggi in vista della politica o dello spettacolo. Per accrescere l'ascolto, Canale 10 ripropone il programma anche su internet: ma oggi, dopo le polemiche, gli sketch incriminati sul cristianesimo sono stati rimossi. A quanto risulta all'origine della vicenda vi sarebbe il vescovo lefevbriano che ha negato che la Shoah sia mai avvenuta. Schlein, in un gesto di ribellione, avrebbe voluto a modo suo “negare il cristianesimo”. Da qui hanno preso il via però insulti pesanti diretti alla vergine Maria e a Gesù Cristo. Due altri sketch, già filmati, sono stati archiviati, secondo la stampa locale.

«Si tratta di questioni che vanno oltre la satira o l'umorismo nero. Schlein ha ferito in maniera pesante i sentimenti di ogni cristiano in Israele e di ogni persona a cui sia caro il rispetto reciproco» ha affermato l'avvocato Salim Kubaty, un dirigente della comunità cristiana. Un episodio, ha aggiunto, tanto più deprecabile in quanto segue di pochi giorni un incontro chiarificatore nella Santa Sede fra papa Benedetto XVI e una delegazione di dirigenti della comunità ebraica negli Stati Uniti. Una fonte della comunità cristiana in Israele ha notato che gi in passato altri programmi televisivi israeliani hanno mostrato scarsa considerazione verso i suoi sentimenti. Da parte sua un responsabile di Canale 10, Avi Cohen, ha presentato oggi le sue scuse. «Nessuno voleva ferire i sentimenti della popolazione cristiana in Israele. Se ci effettivamente avvenuto - ha concluso - ce ne scusiamo».

Nel nostro Paese, come ormai in quasi tutta Europa, non sono mancati e, purtroppo, continuano a ripetersi episodi simili. Ci sono due fondamentali differenze: in primo luogo non è così facile sentire delle scuse e d’altra parte la voce dei cristiani in tal senso stenta a farsi sentire.



http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=12698

19-02-09
ISRAELE: VESCOVI CATTOLICI, OFFESE ORRIBILI DA PROGRAMMA TV

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 19 feb - ''Offese orribili e attacchi ripugnanti'': l'assemblea dei vescovi cattolici di Terra Santa risponde al programma della tv israeliana Canale 10 che negli ultimi giorni ha preso in giro pesantemente ''le figure di Gesu' Cristo e della Vergine Maria''. Un ''attacco'', cosi' lo definiscono i vescovi, che arriva in un momento particolarmente delicato dei rapporti tra Israele e Santa Sede, dopo la crisi nata dalle dichiarazioni del vescovo lefebvriano Williamson e mentre sono in corso i contatti per chiarire gli ultimi dettagli per il viaggio nel Paese di papa Benedetto XVI a maggio.

La nota dei vescovi e' firmata da 12 leader religiosi cattolici, tra cui il Patriarca latino di Gerusalemme, mons.

Fouad Twal e l'emerito mons. Michel Sabbah, il Custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa e mons. Elias Chacour, arcivescovo greco-melchita di Akka.

Nel testo si parla di ''offese lanciate contro la nostra fede e di conseguenza contro i cristiani. Il programma ha diretto i suoi attacchi contro le figure piu' sante del nostro credo nel tentativo, esplicitamente dichiarato dal suo regista, di distruggere il cristianesimo. Nel fare cosi' Canale 10 e' stato usato per profanare la nostra fede ed offendere centinaia di migliaia di cittadini israeliani cristiani e milioni di cristiani nel mondo''.

Per i vescovi cattolici il programma ''e' un sintomo dei grandi problemi che disturbano la societa', come l'intolleranza, il rifiuto di accettare e rispettare gli altri'' e si inserisce ''nel piu' ampio quadro degli attacchi contro i cristiani in tutto Israele nel corso degli anni''.

Tra questi i vescovi ricordano le copie del Nuovo Testamento bruciate in pubblico nel cortile della sinagoga di Or Yehuda.

''Da anni - scrivono i vescovi - il Cristianesimo sta facendo molto per fermare le manifestazioni di antisemitismo e adesso i cristiani in Israele devono ritrovarsi, essi stessi, vittime di manifestazioni anti cristiane di basso profilo?''. Nel condannare il programma l'assemblea dei vescovi chiede anche alle autorita' interessate di ''adottare le azioni necessarie per porre fine a tale orribile profanazione della nostra fede. E' inconcepibile che questi incidenti debbano verificarsi in Israele, che ospita alcuni dei santuari piu' cari della cristianita', e che confida molto sui pellegrinaggi dalle nazioni cristiane. Chiediamo al popolo israeliano e alle sue autorita' di prendere le misure adeguate nei confronti di tale inaccettabile offesa e dei suoi autori. Al tempo stesso, chiediamo a Canale 10 di riconoscere la propria responsabilita', e chiedere ufficialmente e pubblicamente scusa per questo incidente e per evitare che si ripeti''. Nella nota si ringraziano anche ''per la solidarieta' mostrata i rappresentanti musulmani ed ebrei, anche loro sconvolti e sconcertati'' dal programma.

asp/cam/lv



http://www.asca.it/news-ISRAELE__VESCOVI_CATTOLICI__OFFESE_ORRIBILI_DA_PROGRAMMA_TV-810060-ORA-.html


Vaticano protesta contro tv Israele
Ottiene il blocco di programma blasfemo
Il Vaticano ha chiesto e ottenuto un intervento delle autorità israeliane per far oscurare un programma televisivo nel quale venivano ridicolizzati

"con parole e immagini blasfeme il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria". Lo rende noto la Santa Sede.

La trasmissione è stata messa in onda su una emittente privata nei giorni scorsi, quasi in contemporanea con l'annuncio del viaggio del Papa in Terra Santa.







http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo442108.shtml


» 2009-02-20 18:21
S.Sede ottiene da Israele censura di programma tv
CITTA' DEL VATICANO - Il Vaticano ha chiesto e ottenuto un intervento delle autorità israeliane allo scopo di far oscurare un programma televisivo in onda su una emittente privata israeliana nelle quali "venivano ridicolizzati "con parole e immagini blasfeme il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria". Lo si apprende da un comunicato della sala stampa della Santa Sede.

"L'assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa - si legge nella nota vaticana - ha espresso pubblicamente lo sdegno e la protesta dei cristiani per le trasmissioni mandate in onda nei giorni scorsi dalla televisione privata israeliana 'Canale 10', nelle quali venivano ridicolizzati, con parole e immagini blasfeme, il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria". "Le autorità governative, subito interessate dal Nunzio apostolico - aggiunge la nota - hanno prontamente assicurato il proprio intervento al fine di interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dalla stessa emittente". "Mentre si manifesta solidarietà ai cristiani di Terra Santa e si deplora un così volgare e offensivo atto di intolleranza verso il sentimento religioso dei credenti in Cristo - conclude il comunicato della Santa Sede - si rileva con tristezza come vengano offesi in modo così grave proprio dei figli di Israele, quali erano Gesù e Maria di Nazareth". Il programma è stato messo in onda nei giorni scorsi, quasi in contemporanea con l'annuncio ufficiale del viaggio del Papa in Terra Santa.

COMICO TV IRRIDE A CRISTIANESIMO,POI SI SCUSA
Il programma è lieve come panna montata: al suo termine nella memoria resta ben poco. Il presentatore ama sghignazzare a 360 gradi, a chi tocca tocca. Ma quando alcune sere fa il comico israeliano Lior Schlein ha cercato di rivisitare in modo farsesco alcuni dogmi del cristianesimo non tutti lo hanno trovato ameno.
Il contrattacco è subito iniziato su Facebook, dove è circolata una petizione indignata per il boicottaggio dello show della televisione commerciale Canale 10, 'La notte con Lior Schlein'. Poi anche la comunità cristiana in Israele si è messa in moto. I suoi dirigenti hanno chiesto spiegazioni alla emittente. E subito sono giunte le scuse della direzione.

Lo spettacolo è concepito come un talk-show in cui il presentatore apre con un sapido monologo - sottolineato da brevi brani musicali di un complessino - per passare poi ad interviste facete con personaggi in vista della politica o dello spettacolo. Per accrescere l'ascolto, Canale 10 ripropone il programma anche su internet: ma, dopo le polemiche, gli sketch incriminati sul cristianesimo sono stati rimossi.

A quanto risulta all'origine della vicenda vi è il vescovo lefevbriano che ha negato che la Shoah sia mai avvenuta. Schlein, in un gesto di ribellione, avrebbe voluto a modo suo 'negare il cristianesimo'. Ha così sollevato dubbi sulla verginità di Maria. Poi ha anche preso di mira Gesù, lo ha descritto impegnato a mangiare pane fino a diventare obeso, ha dubitato che abbia camminato sulle acque del Lago di Tiberiade. Due altri sketch, già filmati, sono stati archiviati, secondo la stampa locale. "Si tratta di questioni che vanno oltre la satira o l'umorismo nero. Schlein ha ferito in maniera pesante i sentimenti di ogni cristiano in Israele e di ogni persona a cui sia caro il rispetto reciproco" ha affermato l'avvocato Salim Kubaty, un dirigente della comunità cristiana. Un episodio, ha aggiunto , tanto più deprecabile in quanto segue di pochi giorni un incontro chiarificatore nella Santa Sede fra papa Benedetto XVI e una delegazione di dirigenti della comunità ebraica negli Stati Uniti. Una fonte della comunità cristiana in Israele ha notato che già in passato altri programmi televisivi israeliani hanno mostrato scarsa considerazione verso i suoi sentimenti. Da parte sua un responsabile di Canale 10, Avi Cohen, ha presentato le sue scuse. "Nessuno voleva ferire i sentimenti della popolazione cristiana in Israele. Se ciò è effettivamente avvenuto - ha concluso - ce ne scusiamo".

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_900955008.html

Esiste la lobby ebraica?

Esiste la lobby ebraica?

Mauro Manno

Solo pochi anni fa, chi osava porre questa domanda veniva subito tacciato di «antisemitismo». E non solo da sionisti o ebrei, ma soprattutto da personaggi di 'sinistra'. Dopo la guerra contro l'Iraq, che Israele è riuscita a far fare per procura agli Usa, ciò non è più possibile. Due rispettabili studiosi americani, Mearsheimer e Walt, con dovizia di particolari, hanno provato che Israele, attraverso la sua lobby in America, ha il potere di determinare la politica estera USA a suo vantaggio.

Fa meraviglia che oggi la cosiddetta 'sinistra', e non solo quella non-alternativa, sia scivolata nel pantano ripugnante dei sostenitori del sionismo, delle colonie, di Israele, e dei suoi innumerevoli e sempre nuovi crimini? No nessuna meraviglia. É la logica conseguenza di scelte sciagurate di tanti anni fa. Quando si definisce il sionismo 'lotta di liberazione degli ebrei', di tutti gli ebrei, anche dei non-sionisti o dei non israeliani, allora è logico dire che chi si oppone a Israele, cioè al frutto della 'lotta di liberazione', è solo un «antisemita», non vuole che gli ebrei siano liberati, li vuole semplicemente sopprimere. Ma se il sionismo è la 'lotta di liberazione degli ebrei', perché tanti ebrei, comunisti, socialisti, semplicemente democratici, si sono opposti al sionismo? erano contro la loro liberazione?Perché oggi questo genere di persone continua ad esistere nella comunità ebraica mondiale?

Una lotta di liberazione è tale perché libera un territorio da una potenza coloniale, non dai suoi abitanti. Il sionismo invece ha patteggiato con l'impero britannico il possesso della Palestina e infine l'ha 'liberata' dei suoi abitanti palestinesi, per costruire uno Stato che oggi costituisce la punta di diamante dell'imperialismo occidentale, quello americano in testa.

Prima ancora che lo dicessero i sionisti o Israele, la 'sinistra' italiana, confondendo sionismo e ebraismo, lanciava a destra e a manca facili accuse di «antisemitismo». Oggi che la destra storica è filo-israeliana perché è filo-imperialista e filo-americana, la sinistra si trova spiazzata. Gli antisemiti storici sono diventati filo-semiti, Fini e la stessa Mussolini sono buoni amici di Israele, anzi accusano la 'sinistra' di tradire Israele e di essere inconsapevolmente a fianco dei 'terroristi'. Gli unici «antisemiti» oggi sono gli anti-imperialisti, gli «anti-americani», coloro che combattono il sionismo e Israele.

Fassino si dichiara apertamente e senza vergogna 'sionista', Bertinotti sostiene che "è difficile criticare Israele", la maggior parte dei sostenitori di Israele però preferisce tacere, il che, davanti ai crimini di guerra e quelli contro l'umanità che Israele commette tutti i giorni (oggi a Gaza e in Libano), equivale a un chiaro sostegno. Chi tace acconsente. I più 'coraggiosi' si spingono tanto in avanti da sussurrare a labbra strette che le risposte di Israele "sono sproporzionate". Sproporzionate? Distruggere un paese, uccidere centinaia di civili, creare un disastro umanitario dislocando 1 000 000 persone per ottenere il rilascio di due soldati rapiti è solo una risposta 'sproporzionata'?

Si dice poi che quella di Israele è 'una risposta' al rapimento dei soldati e quindi in qualche modo la si giustifica. Una risposta? Chi ha cominciato a rapire militanti palestinesi, o a ucciderli, in retate e assalti ai territori palestinesi. Sono circa 8 000 i palestinesi rapiti, in carcere senza processo e accuse, come a Guantànamo, ci sono anche donne e ragazzi. Ci sono ancora resistenti libanesi nelle prigioni israeliane, rapiti in tempi di pace, anche se la resistenza all'occupazione del Libano meridionale ha cacciato gli Israeliani nel 2000. Di questi i nostri 'sinistri' o 'sionistri' non dicono niente?

Ma «Israele ha il diritto di difendersi» dice Bush su suggerimento di Olmert. «Israele ha il diritto di difendersi» grida la sionistra in coro, compreso Bertinotti. Certo è naturale, chi è attaccato ha diritto di difendersi. Non lo si può certo negare. Ma le cose non stanno così. Gli attaccati, dal 1948, sono i palestinesi, l'intero mondo arabo. Si toglie loro la Palestina, la si dà ai sionisti, si impedisce la nascita di uno Stato palestinese, si conquistano e non si rendono territori arabi, si sommergono i paesi vicini di profughi palestinesi, si invadono e si distruggono con mille pretesti i paesi vicini, e tutto questo non è attaccare? Per chi accetta l'esistenza dello Stato sionista, nato da un sopruso imperialista e non da una 'lotta di liberazione', è logico dire che esso è attaccato, soprattutto perché è alleato dell'Occidente. E poi è uno Stato «democratico» e chi lo attacca è «terrorista». Per chi non accetta lo Stato sionista, proprio perché è nato da un sopruso imperialista (anche se camuffato con il travestimento della 'Legalità Internazionale'), è logico schierarsi con gli oppressi, con i palestinesi, con i senza Stato, i profughi, i «terroristi». Noi proponiamo che in Palestina si giunga al più presto alla costituzione di un solo Stato Democratico per palestinesi ed ebrei (un uomo, un voto). Come è successo in Sud Africa. Ma questo comporta lo scioglimento dello Stato sionista per soli ebrei, uno Stato di apartheid. Come era il Sud Africa prima della liberazione.

Perché questa posizione ragionevole e democratica, che permetterebbe, tra l'altro, agli ebrei di liberarsi veramente della loro mentalità da ghetto (Israele è uno Stato-Ghetto per soli ebrei), non si afferma nel mondo tra i democratici, nella sinistra, anche se essa si richiama a valori umanitari, di uguaglianza, di tolleranza, ai princìpi di democrazia e di libertà? Qualcuno dirà: perché la sinistra ha tradito i suoi stessi principi e valori fondanti. Certo. Ma questa risposta non ci soddisfa.

Torniamo alla domanda iniziale: Esiste la lobby ebraica?

Per Jeff Blankfort, un ebreo anti-sionista coerente e coraggioso,la risposta è SI ! Dal suo scritto possiamo capire come gli Stati Uniti d'America, avendo venduto le loro istituzioni parlamentari alla lobby ebraica, si presentino in Medio Oriente operando contro quei principi di libertà e uguaglianza che tanto spesso proclamano essere i valori fondanti della loro democrazia. Certo gli Stati Uniti sono imperialisti, ma cosa ci guadagnano dall'essere complici e responsabili della mancata nascita di uno Stato palestinese, seppur piccolo e striminzito? Cosa perdono invece, con la loro incondizionata politica pro-israeliana, in termini di influenza presso i paesi arabi? Non sono poi Israele e la lobby ebraica che spingono gli Stati Uniti contro i popoli arabi? Cosa ci guadagnano oggi gli Stati Uniti acconsentendo alla distruzione del Libano? La lezione dell'11 settembre non sono stati capaci di capirla bene. Forse perché la lobby ebraica americana ha impedito che si sviluppasse un dibattito serio sui frutti di una politica estera totalmente pro-israeliana. L'imperialismo americano, pur restando imperialista, avrebbe tutto da guadagnare da un atteggiamento più equidistante. Anzi riuscirebbe forse a perseguire meglio i suoi obiettivi almeno in relazione ai regimi arabi filo-occidentali che hanno sempre più difficoltà a gestire le masse arabe solidali con i palestinesi e fortemente anti-israeliane e sempre più anche anti-occidentali.

In Italia, esiste la lobby ebraica? Non solo esiste ma è forte e, fatto grave, non ha oppositori o persone che ne denunciano la pericolosità. Il partito Radicale di Pannella-Bonino-Capezzone prende soldi e ordini da Tel Aviv. Il governo (con le nostre tasse) gli paga, stupidamente, la gestione faziosa e sionista di Radio Radicale. Perché sono tanto interessati a piazzare loro accoliti in ministeri come gli Esteri, la Difesa, le Relazioni col Parlamento europeo? Perché non la Sanità, la Pubblica Istruzione, per esempio? A parte le considerazioni sulla loro forza elettorale, è chiaro che a loro interessano quei ministeri che hanno a che fare con gli Stati Uniti e Israele. Perché si muovono da destra a sinistra a seconda delle possibilità di vittoria dell'uno o l'altro polo? Per entrare comunque al governo, qualsiasi esso sia, per fare gli interessi d'Israele.

E veniamo al Giornale-Partito-Sionista-Italiano "La Repubblica" dell'ebreo sionista De Benedetti. Schierato con la sionistra esercita una grande influenza sul gruppo dirigente DS e in mille modi ne condiziona la politica e la cultura. É riuscito a sostituire 'L'Unità' come giornale del partito di maggior peso nell'Unione, con la sua'Repubblica'. Esercita anche una nefasta influenza culturale nella società. I DS, non più un partito di militanti ma un movimento elettorale e d'opinione, non erano più in grado di mantenere in vita, con le sottoscrizioni e i festival, il giornale del partito, per cui hanno accettato l'offerta di sionizzarsi con De Benedetti. Il glorioso 'L'Unità' di un tempo è stato dato in gestione ad un altro ebreo sionista, Furio Colombo, ex-uomo Fiat e amico di Kissinger, che lo mantiene in vita con i denari (ancora) di De Benedetti. La lobby ebraica italiana, come il Partito Radicale, lavora a destra e a sinistra, sui due tavoli del potere. Così è riuscita a piazzare Feltri al giornale 'Libero' di Berlusconi, e in più vari suoi uomini in altri giornali e alla televisione. Mieli alla direzione del 'Corriere', l'esagitata Fiamma Nierenstein alla 'Stampa', Clemente Mimoun, al TG1, il suo amico Enrico Mentana a Canale 5, Gad Lerner alla 7. Ci limitiamo ai posti dirigenti, non accenniamo nemmeno ai semplici giornalisti. La comunità ebraica italiana conta circa 40 000 membri. C'è una città italiana con una popolazione di queste dimensioni da cui provengono tanti direttori di giornali e telegiornali così importanti? Immaginate tanti direttori di giornali r TV provenienti da Merano (Meran) e tutti osannanti alla politica austriaca o tedesca. C'è evidentemente una strategia di attenzione ai Media italiani da parte della lobby ebraica italiana (e internazionale). La stessa strategia risultata vincente in America. Oggi poi dobbiamo aggiungere Sky (in America: Fox) del famigerato Rupert Murdoch, australiano di nascita, ma da madre ebrea e quindi vero ebreo. Questo amico di Sharon ha avuto un ruolo mondiale importante nell'orientare l'opinione pubblica a favore della guerra in Iraq e a favore di Israele. É uno strumento importante nella cosiddetta «guerra al terrore» di USA e Israele, o meglio di USrael. Tutti se la prendono con gli sciocchi vanitosi sionisti di bandiera Ferrara e Fede, nessuno nota le vere forze vive del sionismo in Italia.


Pubblicato originariamente su http://www.Tlaxcala.es
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