sabato 23 maggio 2009

E se Eluana fosse stata ebrea?


E se Eluana fosse stata ebrea?


Il drammatico caso di cronaca solleva profonde questioni di etica e di morale. Quali indicazioni vengono dalla Halachà?
D.A.T.

E se Eluana fosse stata ebrea? Quale sarebbe stata la risposta della Legge ebraica alla decisione di staccare la nutrizione forzata? Come ci saremmo dovuti comportare?
Un tema molto delicato che solamente una persona come il Rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, medico e membro del Comitato Nazionale di bioetica, poteva riuscire a trattare (in una serata organizzata da Lesson Party), dando risposte esaustive ad una platea costantemente interessata.
Facendo unicamente riferimento al caso Englaro e alle questioni che da esso scaturiscono, alcune cose vanno dette immediatamente. Ci sono degli obblighi che un Ebreo ha e da cui non può sottrarsi. Essenzialmente questi sono:


• divieto di non uccidere (legge noachica); la vita va tutelata in quanto tale, senza considerazione per la qualità o per la durata;
• non possiamo rimanere impassibili davanti al sangue versato.

A questi punti cardine si collega direttamente un concetto basilare, che divide radicalmente laici (a volte laicisti…) dai credenti: il concetto di “autonomia”. Come possiamo disporre della nostra vita? Per i credenti la vita non è un dono, ma un prestito e come tale va tutelata come se andasse restituita nel migliore dei modi.
Detto ciò, non bisogna però immediatamente dedurre che per l’ebraismo non è possibile nessun tipo di scelta autonoma di fine vita. Sebbene l’idea della sofferenza anche nell’ebraismo abbia un valore assoluto
(si collega all’espiazione delle colpe), i maestri sostengono che è lecito il ragionamento secondo il quale “non voglio né le sofferenze né il premio che ne deriva”. Nessuno quindi è condannato a soffrire e si ha il diritto di rifiutare una cura. Ma debbono esserci delle condizioni precise e debbono esser fatte salve alcune limitazioni.

Le condizioni inappellabili sono:


• si deve trattare di un malato in stato terminale;
• il malato deve essere soggetto a sofferenze insopportabili;
• per terminare le cure occorre una dichiarazione certa dell’interessato.

Anche davanti a queste tre condizioni esistono però, come detto, dei limiti legati all’idea stessa di vita: l’ebraismo non ha nulla contro la tecnologia, che anzi sostiene come frutto della mente umana, direttamente legata alle capacità date all’uomo da D-o. In questo senso perciò, i macchinari che favoriscono la continuazione della vita sono assolutamente auspicabili. Ma su questi strumenti occorre fare un ragionamento molto chiaro: alcune macchine favoriscono la continuazione della
vita in maniera eccezionale, altre invece semplicemente si limitano a somministrare al singolo alimenti e liquidi che sono basilari per la vita stessa. Terminare la somministrazione di solidi e liquidi è perciò assolutamente vietato, non legandosi ad alcun tipo di eccezionalità estranea al corso naturale della vita (bere e mangiare sono la base della vita stessa).
Un discorso più articolato va fatto invece per la ventilazione. In questo caso è assolutamente vietato staccare una semplice ma
schera per l’ossigeno o un sondino nasogastrico. E’ invece possibile ragionare sui macchinari che non solo favoriscono la ventilazione ma producono anche il necessario movimento dei muscoli. In questo caso infatti, il movimento artificiale dei muscoli può essere visto come una specie di accanimento.
Fatta questa lunga premessa, come si pone l’ebraismo davanti al caso concfreto (nella fattispecie quello della Englaro)? Qui ci sono tre questioni aperte:


• l’accertamento della reale volontà della paziente;
• la possibilità di sospendere la somministrazione di solidi e liquidi;
• la possibilità per un terzo di decidere per un malato incosciente.

Come è facile dedurre, secondo la Halakha non sarebbe stato lecito far morire Eluana. Non risulta chiara infatti la volontà del paziente: la volontà di Eluana è stata principalmente dedotta in base alla vita attiva della paziente e su frasi dette in situazioni del tutto informali. Inoltre la somministrazione di solidi e liquidi, avvenuta sempre per semplice sondino nasogastrico, sarebbe dovuta continuare.
In ultimo, come si pone Israele davanti a questa questione? In Israele esiste una legge frutto del lavoro della commissione Stainberg: secondo questa norma è possibile rifiutare le cure, ma non è lecito terminare la somministrazione di solidi e liquidi. Per la ventilazione, come detto, solo nei casi ammissibili sopra descritti, si agisce tramite un timer che, spegnendo gradualmente la macchina, determina la fine della vita.
Come si vede quindi il tema è molto complicato e frutto di numerose discussioni. Così delicato che Rav Di Segni, pur sottolineando la non ammissibilità del caso Englaro nell’ebraismo, rifiuta totalmente l’idea di definire Beppino Englaro, padre di Eluana, come un assassino. Non è possibile descrivere la sofferenza di un padre con poche, dure, infamanti, vigliacche e semplicistiche, parole….

http://www.shalom.it/index.php?option=com_content&task=view&id=340&Itemid=75&ed=17

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