giovedì 18 dicembre 2008

Festività di Chanukkà 5769: Messagio di Rav Alberto Sermoneta


Nella parashà che leggeremo sabato mattina prossimo, troviamo narrata la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe e Rachele donna da lui più amata rispetto a Leà, e il rapporto fra Giuseppe e i suoi fratelli, invidiosi per il comportamento diverso del loro padre, nei suoi confronti, rispetto agli altri figli.

Ogni momento della sua vita in famiglia, veniva considerato dai suoi fratelli un pretesto per aumentare nei suoi confronti una sorta di gelosia e rancore, fin quando un giorno, Giacobbe regalò a Giuseppe una tunica colorata.
Questo fu il pretesto per scatenare tutto il rancore dei fratelli verso di lui, fino al punto che qualcuno di essi, manifestò la volontà di ucciderlo. Fu salvato da Jeudà, il quale forse per essere più moderato, forse perché sentiva più responsabilità verso il loro padre, forse perché nutriva sentimenti di amore verso suo fratello, consigliò di venderlo ad una carovana di mercanti, i quali a loro volta lo vendettero in Egitto.

Qui la Torà ci narra attraverso molteplici avvenimenti, tutta la grandezza di quest' uomo, il quale, nonostante arrivò al termine di una serie di peripezie, ad essere nominato viceré, non si assimilò mai alla cultura ed alla vita dell'Egitto e degli egiziani.
La storia avvincente di Giuseppe in Egitto ed il suo ritrovarsi con il padre ed i suoi fratelli dopo venti anni di lontananza, può essere paragonata alla vita ed all'eroismo dei fratelli Maccabei.
Infatti, come Giuseppe, nonostante i suoi venti anni trascorsi in Egitto, non ha mai rinnegato le tradizioni paterne, tradizioni risalenti ad Abramo, e non ha mai nascosto la sua identità di Ebreo “... na'ar 'ivrì anochi” - “io sono un ragazzo ebreo” anche a rischio della propria incolumità, così i Maccabei non rinnegarono mai – a costo di rimetterci la loro vita, le loro tradizioni ebraiche e il culto dell'unico D-o.

La festa di Chanuccà, che se D-o vuole inizieremo a celebrare da domenica sera prossima, ricorda l'eroico gesto dei fratelli Maccabei nel combattere e cacciare l'esercito di Antioco Epifane dalla terra di Israele.
I greci, a differenza infatti degli altri popoli conquistatori, non amavano uccidere o distruggere, bensì infondere la loro cultura ai popoli da loro conquistati e dominati.
Si racconta che la prima generazione ebraica sotto la dominazione ellenica, dimenticò la lingua parlata, la seconda la lingua scritta e la terza non era in grado più di saper leggere la Torà (di nascosto), poiché essi proibirono assolutamente lo studio della Torà.
Fu anche proibita l'osservanza dello shabbat e ancor peggio, fu vietata la pratica della circoncisione.
I Maccabei, così soprannominati per la loro forza e tenacia (il termine Maccabì in ebraico vuol dire martello), non sottostarono a queste imposizioni e non rinunciarono alle pratiche comandate dalla Torà e dai Rabbini.
Così dopo una guerra dura e sanguinosa, riuscirono a cacciare il dominatore.

La festa di Chanuccà è definita la festa delle luci, in quanto durante questa festa si ha il dovere di accendere una particolare lampada a otto lumi.
La luce è il simbolo della Torà, poiché essa, se sempre continuamente alimentata non si spegne mai, proprio come il popolo ebraico che fintanto che si comporta osservando le regole della Torà, nessuno potrà mai distruggerlo completamente.
La festa di Chanuccà è considerata la festa del monoteismo, in quanto attraverso la lotta dei Maccabei contro il paganesimo greco, si è scongiurato il rischio della perdita delle tradizioni e di quei valori che hanno caratterizzato il popolo di Israele nei secoli.
Se ogni popolo, ogni nazione, ha una bandiera che richiama il proprio ideale, la bandiera del monoteismo può essere sicuramente identificata dalla lampada di chanuccà, la quale posta davanti ad ogni finestra di ogni casa ebraica, vuole simboleggiare a chiunque la veda, la sconfitta di quei valori effimeri a cui ogni essere umano è morbosamente attratto, ma che se realmente li inseguisse e li raggiungesse, causerebbe danni inestimabili a se stesso ed al proprio prossimo.

La festa di chanuccà quindi non può essere definita una festività esclusivamente ebraica, ma appartiene a tutti coloro che inseguono dei sani principi e dei forti ideali su cui costruire un futuro sano e saldo per i propri figli e per le generazioni che vivranno dopo di noi.
© 2008 Comunità Ebraica di Bologna

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