giovedì 9 aprile 2009

"Ma nishtannà ha laila ha zè miccol ha lelot?”

Il capretto (Pesach 5769 - 2009)
"Ma nishtannà ha laila ha zè miccol ha lelot?”
“In che cosa è diversa questa sera dalle altre sere?”

Questa è la parte della haggadà che affascina i bambini, più di tutte le altre parti del seder; infatti, i nostri Maestri sostengono che è estremamente difficile che i bimbi riescano a seguire tutta la haggadà stando svegli e senza annoiarsi.

Per questo motivo si è stabilito che sia il primo che l'ultimo brano della haggadà, siano cantate o recitate in una lingua diversa dall'Ebraico, una lingua comprensibile a tutti e quindi anche ai bambini per destare loro curiosità, ma soprattutto, per cercare di mantenerli svegli fino alla fine della cena e della lettura della haggadà stessa.

Infatti il primo brano, quello che inizia con le parole “ Ha lachmà 'anijà” non è in Ebraico ma in Aramaico, simbolo delle lingue della golà- la diaspora, lingue comprensibili a chiunque.
Esso, secondo la regola rabbinica si può leggere in qualsiasi lingua si voglia, proprio perché è considerato la parte più importante di tutta la haggadà; certamente, non è con questo che vogliamo dire che basta la lettura di esso che si esce dall'obbligo della celebrazione del Seder!

L'ultimo brano, quello conosciuto ormai dai più, con il nome di “Chad gadijà”, anch'esso è scritto in Aramaico, come il primo, ma a differenza di questo, soprattutto nelle Comunità italiane, viene cantilenato nel dialetto in uso nelle proprie famiglie, a differenza di Comunità in Comunità.

E' caratteristico vedere, come da una comunità all'altra, cambi addirittura il senso delle parole di esso; dal capretto romano, comprato dal padre per due “scudè” che fu mangiato poi dalla “gatta”, alla “crava che pasturava”, piemontese che però non viene mangiata da nessuno, ma che commette un sacco di guai, dal boccione di vino rotto, in poi.

Tutto ciò fino ad arrivare al meno famoso fra gli Ebrei italiani, ma sicuramente più moderno “chad gadijà de zabin habbà bitrè zuzè” israeliano.

La curiosità che ci nasce ogni anno nel cantare, ciascuno a seconda del proprio uso locale, questa filastrocca e che tanto piace ai nostri bambini è tanta da farci chiedere il perché i nostri Maestri la hanno voluta, come inno finale della lettura della haggadà.

Il capretto: fin qui non ci sono molte domande, è il capretto con cui si ricorda il korban pesach- il sacrificio pasquale che avveniva al tempo in cui esisteva il Bet ha Mikdash, e che secondo una spiegazione talmudica, simboleggia il popolo di Israele, ma tutte le fasi successive, che cosa vogliono dirci? Perché ogni volta si ripetono fino allo stremo delle forze?

Il profeta Isaia, soprattutto nei primi capitoli del suo libro, ammonisce il popolo di Israele per il suo comportamento lontano dall'osservanza delle regole della Torà e questo porterà loro, rovina e disgrazia.

La verga dell'ira divina,” shevet af A'” così viene definita dal Profeta stesso, sono gli altri popoli che, usati direttamente da D-o per punire Israele, calcheranno la loro mano, nell'eseguire questo mandato divino.

Verranno per questo a loro volta, puniti dal Signore stesso, il Quale, scegliendo un altro popolo, distruggerà il primo e così via, fino ad arrivare al pentimento del popolo ebraico il quale, verrà perdonato da D-o, che facendo poi giustizia del Suo popolo, distruggerà tutti i suoi nemici.

Ecco così che, prima il gatto, poi il cane, poi ancora l'acqua, il fuoco ecc., saranno gli strumenti della punizione divina contro il popolo ebraico, ma che poi periranno perché il Signore Iddio in “persona”, come è detto nella haggadà stessa “ anì ve lò Malakh, anì ve lò shaliach ecc.”, metterà al loro posto le cose, facendo giustizia per la estrema sofferenza del popolo di Israele.

Ogni volta si ripete tutto il resto, per far in modo di tenerci bene a mente che, guai a dimenticare uno solo dei nostri nemici e del male che essi ci hanno fatto, questa sarebbe la nostra fine.

Per questo motivo noi Ebrei ci auguriamo di anno in anno, che finalmente possa arrivare quel giorno in cui l'Eterno nostro D-o faccia giustizia di tutte le sofferenze del nostro popolo, portando finalmente una pace in Israele giusta e duratura ed a noi farci godere di una pace e fratellanza all'interno del nostro popolo.

“Ha shatà hakhà 'avdè leshanà ha bahà be ar'aha de Israel benè chorin”
“Quest'anno qui schiavi l'anno prossimo nella terra di Israele figli della libertà”


Filastrocca di “ un capretto” secondo l'uso degli Ebrei di Roma







Un capretto un capretto che comprò mio padre per due scudè,
alu caprè alu caprè.

Venne il gatto che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne il cane che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.


Venne il bastone che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne il fuoco che bruciò il bastone che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne l'acqua che smorzò il fuoco, che bruciò il bastone, che bastonò il cane , che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne il bove che si bevve l'acqua, che smorzò il fuoco, che bruciò il bastone, che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè
alu caprè alu caprè.

Venne lo shochet che shachtò il bove, che si bevve l'acqua, che smorzò il fuoco, che bruciò il bastone, che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne il Malakh ha mavet che shachtò lo shochet, che shachtò il bove che si bevve l'acqua, che smorzò il fuoco, che bruciò il bastone, che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè alu caprè alu caprè.

Venne Kadosh Barukh Hu che shachtò il Malakh ha mavet, che shachtò lo shochet, che shachtò il bove, che si bevve l'acqua, che smorzò il fuoco, che bruciò il bastone, che bastonò il cane, che morsicò la gatta, che si mangiò il capretto che comprò mio padre per due scudè

alu caprè alu caprè.
http://www.comunitadibologna.it/index.php?option=com_content&task=view&id=471

Nessun commento: