venerdì 27 febbraio 2009

DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMANO !


CENTRO DI SOLIDARIETA' SOCIALE

UN APPELLO ALLE DONNE ITALIANE
" DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMANO PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO
VI POTRESTE TROVARE NEI GUAI! "
Ecco in questi ultimi anni ci sono state notizie di uomini musulmani che rapivano i figli avuti
con spose italiane, ora ci sono notizie ancora più spietate e disumane.
Musulmani uccidono i figli avuti con donne italiane, per motivi di affidamento o gelosia:
Quindi i musulmani sono diventati più crudeli, sono spietati infanticidi.
Ecco due notizie recenti, per riflettere.

http://groups.google.com/group/centro-di-solidarieta-cristiana?hl=it

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Milano - Lui, egiziano, era sposato con un'italiana
Uccide il figlio di 9 anni affidato
alla madre. Poi si toglie la vita
Sangue al colloquio nel consultorio


Sono saliti in ascensore con un assistente sociale. Rimasto indietro, il padre si è avventato sul bimbo

MILANO - Aveva una pistola e un coltello. Li teneva in tasca mentre suo figlio, 9 anni, gli si è avvicinato dicendo «ciao papà». Poi sono saliti in ascensore per raggiungere una stanza dei Servizi sociali, la stessa in cui si incontravano ogni settimana, intorno alle 4 e mezza di pomeriggio. Ieri però gli impiegati hanno sentito un urlo e sono usciti in corridoio, il bambino era a terra, il sangue sul corpo e sulla faccia, l'uomo che lo colpiva con il coltello. Non sono riusciti a fermarlo, lui si è divincolato, si è appoggiato la lama sul corpo e se l'è affondata nel torace. Sono morti uno accanto all'altro, a pochi minuti di distanza, nel «Centro socio sanitario» di San Donato, paese a Sud di Milano.

È la storia di una famiglia spaccata, del divorzio finito male tra Mohammed H. M., 52 anni, egiziano, e una donna italiana, 44 anni. Lui era in Italia da tempo, un lavoro come operatore turistico, in regola con i documenti, alle spalle un paio di precedenti per droga, ma molto vecchi. Poi il matrimonio, la nascita del bambino. E nel 2004 una separazione traumatica, che ha lasciato strascichi di rabbia. Il piccolo è stato affidato alla donna, anche perché le condizioni economiche del padre non erano buone. Il giudice aveva anche deciso che gli incontri dovessero avvenire soltanto in uno «spazio neutro», nell'ufficio dei servizi sociali, sotto il controllo di assistenti o psicologi. C'era il timore che il padre potesse avere reazioni violente, o che potesse fare pressioni psicologiche sul bambino. Mohammed H. però quella decisione non era mai riuscito a sopportarla. I carabinieri di San Donato, guidati dal capitano Giuliano Gerbo, stanno ora ricostruendo come si sia svolto l'incontro di ieri. Dovranno capire se siano state prese tutte le precauzioni.

Anche se la sequenza dell'aggressione lascia pensare a uno scatto improvviso: padre, figlio ed educatore sono saliti al primo piano in ascensore, l'assistente sociale è uscito per primo. A quel punto, rimasto un po' indietro, il padre si è avventato sul bambino e l'ha colpito con almeno quattro coltellate. Poi ha iniziato a tagliarsi le vene e si è puntato la lama sul petto, circondato da medici e impiegati che tentavano di bloccarlo. Qualcuno parla di un colpo di pistola: «Ero sulle scale e ho sentito un botto — racconta un testimone — poi le urla. Quando sono arrivato ho visto quell'uomo con il coltello. Il bambino era già a terra, il sangue gli colava dalla bocca ».

Barbara Sanaldi
Gianni Santucci
25 febbraio 2009(ultima modifica: 26 febbraio 2009)



http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_25/milano_uccide_figlio_si_suicida_1c1ab914-0364-11de-a752-00144f02aabc.shtml

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Treviso | 27 febbraio 2009
Confessa il marocchino arrestato in Slovenia: ho ucciso io Elisabetta e Arianna



Fahd Bouichou ha ucciso l'ex compagna Elisabetta Leder e la loro figlia Arianna, martedi' a Castagnole di Paese (Treviso), per un raptus motivato dalla gelosia. Lo ha confessato lui stesso agli agenti della Polizia di Stato di Treviso.

In seguito al suo rifiuto di essere estradato, sarà necessario attivare la normale procedura ordinaria con l'emissione di un mandato di cattura internazionale da parte della magistratura trevigiana.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108417



2009-02-25 20:39
Madre e bimba sgozzate: indagato marocchino
TREVISO - Le nonnine della casa di riposo Menegazzi di Treviso l'hanno aspettata come ogni mattina, ma Elisabetta Leder, 36 anni, non varcherà più la soglia di quell'edificio diventato la sua seconda casa dopo l'assunzione come operatrice socio-sanitaria. Per non turbare gli ospiti, nessuno ha ancora raccontato agli anziani che quella "donna splendida", come la definivano, e la figlioletta Arianna di quasi due anni sono state uccise a coltellate, con una ferocia tutt'ora inspiegabile, nell'appartamento di Castagnole di Paese nel quale Elisabetta era andata a vivere 10 anni fa. Proprio in quell'edificio dall'intonaco giallo, abitato da 15 famiglie di italiani e immigrati, era cresciuto l'amore di Elisabetta per quel marocchino di dieci anni più giovane, attualmente ricercato dagli investigatori e indagato per duplice omicidio. Una passione quella tra Elisabetta e il magrebino nata nella terra natale dell'uomo, durante una vacanza, che aveva portato successivamente alla nascita nell'aprile 2007 della piccola Arianna. Sembrava una coppia come tante, anche se la convivenza dei due - secondo testimonianze concordi - era saltuaria, fatta di brevi incontri apparentemente sereni, e di lunghi periodi di separazione, durante i quali il giovane viveva a casa di parenti in Francia. Elisabetta sopperiva alle sue assenze con l'impegno di lavoro nella casa di cura, in cui aveva spesso portato anche la figlioletta, ma soprattutto con l'attenzione della sua famiglia, che proprio per amore aveva deciso di non ostacolare il rapporto della coppia. Anche nel duplice omicidio, i destini della donna e dei suoi congiunti si sono indissolubilmente intrecciati: a fare la macabra scoperta è stato il fratello Alessandro (27), mandato a Castagnole da mamma Raffaella, magliaia in casa per arrotondare i bilanci familiari. Voleva capire come mai la figlia non si fosse presentata per la cena. Il fratello ha trovato la porta dell'appartamento chiusa, ma ha sentito il rumore della tv accesa. Ha provato a cercare Elisabetta nei paraggi, poi ha avvisato la madre, che ha allertato il 113. Sono stati i poliziotti, dopo aver sfondato la porta, a scoprire i corpi di Elisabetta, riversa sul letto sporco di sangue, e della piccola Arianna, sgozzata sul fasciatoio. Proprio Raffaella Leder è stata tra le prime a giungere sul posto: una sola occhiata disperata alla scena di violenza è diventata un insopportabile peso per il suo cuore di mamma e nonna. Colta da malore, è stata sorretta a braccia dai parenti che l'hanno riportata nella sua casa di Treviso. A superare la soglia di casa Leder oggi sono stati tra gli altri il parroco di Castagnole, don Gino Busato, che ha parlato "di una violenza inaspettata", il sindaco di Paese, Valerio Mardegan, che ha ipotizzato un movente legato "a questioni strettamente private", e il presidente della Menegazzi, Fausto Favero, che non ha potuto che abbracciare, in silenzio, papà Antonio. Per seguire le orme del genitore, Elisabetta aveva cercato lavoro alla casa di riposo Menegazzi, in cui il papà aveva svolto per trent'anni il compito di usciere, prima di andare in pensione nel 2002.


TESTE, MAROCCHINO IN CASA ALLE 18:30
Un supertestimone ha visto il cittadino marocchino, padre della piccola Arianna, la bimba di circa due anni sgozzata insieme alla madre Elisabetta Leder in un appartamento di Castagnole di Paese, salire in casa alle ore 18:30. E' quanto si e' appreso da fonti qualificate. L'uomo viene attualmente cercato da polizia e carabinieri che vogliono chiarirne la posizione.

Il marocchino era in Italia con un regolare permesso di soggiorno, per motivi familiare e non risulta avere precedenti penali. L'uomo vive prevalentemente in Francia, dove ha alcuni parenti.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_902659952.html


Treviso | 26 febbraio 2009
Omicidio di Castagnole, finisce in Slovenia la fuga del marocchino ricercato


L'uomo era ricercato da 48 ore
Ha fatto alcune ammissioni Fahd Bouichou, il giovane di 26 anni, marocchino, arrestato per l'omicidio della compagna e della figlioletta avvenuto Castagnole di Paese (Treviso), Elisabetta Leder e Arianna di soli 2 anni, avvenuto martedi' sera. Lo hanno riferito alcuni investigatori uscendo dal commissariato di Cosina (Slovenia) dove Fahd Bouichou e' ascoltato dalla polizia slovena.

Il questore di Treviso, Carmine Damiano, è sicuro: a carico del marocchino,
arrestato per l'omicidio della compagna e della figlia a Castagnole di Paese, c'è ormai un quadro indiziario molto grave che lo fa ritenere "l'unico responsabile del duplice
delitto".

Per giungere alla cattura dell'uomo la questura di Treviso, che ha coordinato tutte le indagini, aveva messo sotto intercettazione gia' dalla notte del fatto una quarantina di
utenze telefoniche. Numeri di telefono di parenti di Bouichou tra la Francia, l'Olanda e il Marocco.

E una telefonata dell'indagato fatta ieri sera da una cabina della stazione ferroviaria di Trieste alla sorella in Marocco ha consentito alla polizia di individuare la zona in cui si trovava l'uomo e di conoscere in anticipo la sua volontà di rifugiarsi oltre confine. Precedentemente gli investigatori trevigiani avevano già individuato l'automobile
con cui Bouichou era fuggito, la Skoda di Elisabetta Leder, abbandonata a Jesolo (Venezia).

Il marocchino aveva con sé due cellulari, uno dei quali appartenente alla vittima, che però aveva spento subito dopo essere fuggito dal trevigiano proprio per evitare di essere intercettato dalle forze dell'ordine.

Dopo aver lasciato l'automobile Skoda a Jesolo, Fahd Bouichou e' arrivato ieri pomeriggio a Trieste in treno. Intorno alle 17.00 ha telefonato da una cabina pubblica della stazione centrale alla sorella in Marocco. La chiamata e' stata intercettata dalla Polizia di Treviso che ha subito informato la
squadra Mobile della Questura di Trieste.

Intorno alle 18.15 e' scattata una vera e propria caccia all'uomo lungo il confine fra Italia e Slovenia, con tutte le strade controllate dalle forze dell'ordine. Dall'altra parte del confine la mobilitazione e' scattata poco prima delle 21.00, quando dall'Italia, prima a Lubiana e poi in tutte le stazioni di polizia slovene, sono arrivati i dati e la foto di Bouichou.

Senza alcun punto di riferimento a Trieste, il marocchino ha evitato di dormire in strutture ricettive (tutte controllate dalla Polizia nel corso della notte) e di utilizzare mezzi di trasporto, per continuare la sua fuga verso la Croazia. A piedi, seguendo viottoli e stradine secondarie - secondo la ricostruzione della Polizia - ha lasciato Trieste e ha raggiunto la zona di confine sull'altopiano Carsico. Qui ha evitato i valichi confinari e - sempre secondo gli investigatori - in una zona di campagna non lontana dal valico di Pesek e' entrato in Slovenia proseguendo prima in direzione di Cosina e poi verso il confine croato. Solo qui, all'altezza di un torrente, ha lasciato la campagna e ha cominciato a camminare ai bordi della statale che porta a Fiume, prima di essere visto, spaventato e in stato semiconfusionale, da un agente della Polizia criminale slovena che gli ha chiesto i documenti e lo ha fermato.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108256

Nella foto la bellissima bimba Arianna Leder uccisa spietatamente dal padre marocchino.

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