domenica 25 gennaio 2009

Gaza/ Leader Fronte popolare: Negoziati al Cairo molto... - 2

Gaza/ Leader Fronte popolare: Negoziati al Cairo molto... - 2
"Per ricostruzione serve comitato nazionale di gestione fondi"
Gaza, 25 gen. (Apcom) - Fra gli scogli più duri da superare, quello del valico di Rafah: "Otto mesi fa - prosegue il leader del Fronte popolare - abbiamo proposto un piano di gestione, che prevede per Abu Mazen il ruolo di presidente ufficiale mentre per Hamas quello de facto sul campo. E di utilizzare le risorse derivanti dalla frontiera di Rafah per servizi sanitari e sociali per i cittadini, non per Abu Mazen né per Haniyeh".

Al tavolo dei negoziati, il Fplp cercherà "di aggiungere la ricostruzione di Gaza. Il nostro pensiero principale è quello di neutralizzare le differenze fra Fatah e Hamas a favore della ricostruzione di Gaza, creando un comitato nazionale che gestisca i fondi e li convogli alle persone colpite". Rispetto alla gestione pratica del valico, Almajdalawi sottolinea: "Per noi sono solo dettagli minori, i rapporti ufficiali all'esterno spettano al presidente Abu Mazen, la gestione interna sul campo può includere anche Hamas - e aggiunge - Non è una questione di principio ma di accettazione, accettiamo che sul territorio Hamas affianchi la guardia dell'Autorità nazionale palestinese. Ma per noi Abu Mazen rappresenta il punto di unione fra il governo di Salam Fayyad e quello di Ismail Haniyeh. Al di là delle differenze politiche con Abbas, il nostro obbiettivo è mantenere l'unità nazionale". Per il Fplp, "Fino alle prossime elezioni, Abu Mazen è ancora presidente, più politicamente che legalmente".

Almajdalawi non mette in discussione il ruolo del Cairo, contrastata sede dei negoziati: "Per noi l'Egitto è il posto giusto, il paese arabo più grande, coinvolto nei problemi palestinesi e sede della Lega Araba, indipendentemente dalla sua posizione politica. Di questi tempi, c'è una strategia finalizzata a spostare le decisioni arabe dal centro naturale, l'Egitto, verso la periferia - commenta Almajdalawi - è una strategia voluta dall'America".

Almajdalawi sa che la liberazione del soldato Gilad Shalit sarà oggetto di contrattazione e commenta: "Gli israeliani dicono che la liberazione è vicina, ma non è un paradosso che tutto il mondo si preoccupi di Gilad mentre ci sono 11.500 prigionieri in Israele? Come essere umano, non come palestinese, questo mi offende".

Forse il tavolo di riconciliazione fra Fatah e Hamas sarà teatro di maggiori tensioni: "Non è impossibile, ma davvero difficile. Noi e Hamas concordiamo riguardo ad alcune questioni politiche: l'interruzione dei sotto-negoziati fra Abbas e Israele; la lotta alla corruzione dell'Autorità nazionale; la sospensione della collaborazione in fatto di sicurezza. Ma non pensiamo che uno stato retto da Hamas sia migliore. Hanno una gestione della società sbagliata. Sono una forza non democratica, che fa regredire la società, non accettano critiche". E conferma: "Tutto quello che si dice sulle gambizzazioni da parte di Hamas (nei confronti dei nemici politici, nella Striscia negli ultimi giorni, ndr) è vero, la violenza qui rispetto alla Cisgiordania è più forte". E conclude: "Alle elezioni, la gente cercava il cambiamento e ha creduto che Hamas fosse il vero cambiamento. Ma ora penso che una parte di quelli che hanno votato Hamas abbia cambiato idea, a Gaza più che in Cisgiordania".

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2009/01_gennaio/25/gaza_leader_fronte_popolare_negoziati_al_cairo_molto_-_2,17710274.html

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