sabato 10 gennaio 2009

GAZA: VACILLA LA TREGUA UMANTARIA


Attacchi aerei e colpi di mortaio anche durante lo stop per consentire i rifornimenti
Uccisi oggi secondo Israele due leader di Hamas e oltre 550 miliziani
Gaza, vacilla la tregua umanitaria
oltre 850 morti nei raid israeliani
Diplomazia in stallo al Cairo. Meshal: "Se vogliono la tregua devono fermare l'offensiva"
Allarme Onu: "Nella Striscia acqua e viveri sufficienti solo per pochi giorni"



Effetti dei raid israeliani a Rafah

GAZA - In attesa che la diplomazia riesca a trovare una difficile soluzione alla crisi, la situazione nella Striscia di Gaza continua a precipitare. Oggi neppure la tregua umanitaria di tre ore accordata nei giorni scorsi da Israele ha retto. Il previsto stop ai bombardamenti fissato per consentire alla popolazione palestinese di rifornirsi di viveri e altri generi di prima necessità è stato interrotto da ripetuti tiri delle artiglierie israeliane mentre velivoli con la stella di David lanciavano su Gaza volantini in cui si diceva che le forze armate "stanno per entrare in una nuova fase nella lotta al terrorismo".

Mentre andava quindi avanti il quindicesimo giorno dell'operazione "piombo fuso", i tentativi di trovare una via uscita politica si concentravano ancora una volta al Cairo, dove il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha incontrato il presidente egiziano Hosni Mubarak ed ha ribadito la sua richiesta per un cessate il fuoco immediato. Nella capitale egiziana oggi sono giunte anche due delegazioni di Hamas, mentre domani arriverà, per la seconda volta in una settimana, il generale Amos Ghilad, un dirigente del ministero della difesa israeliano. Dall'esilio di Damasco ha fatto sentire la sua voce inoltre anche Khaled Meshaal, il capo del 'politburo' del Movimento di Resistenza Islamico. Se Israele vuole la tregua con Hamas, ha detto, deve interrompere l'offensiva e allentare il blocco economico sulla Striscia di Gaza.

Grandi movimenti che per il momento non hanno portato a nessun risultato, mentre la situazione nella Striscia si fa sempre più drammatica. Adnan Abu Hasna, il portavoce dell'Unrwa, l'organizzazione Onu impegnata nella Striscia di Gaza, ha affermato che la situazione umanitaria è vicina al crollo "perché la gente che fugge dalle proprie case è in continuo aumento". "Da una nostra ultima stima - ha sottolineato - sono oltre 27.500 i profughi che si sono rifugiati nelle nostre scuole e nei nostri edifici. Ma hanno bisogno di tutto: cibo, vestiti, coperte ma soprattutto acqua". "In questo momento nella Striscia di Gaza ci sono un milione di persone senza corrente elettrica e almeno 750 mila senza acqua", ha aggiunto il portavoce. "A noi è rimasto materiale umanitario solo per pochi giorni".



Sul piano militare durante la giornata l'esercito israeliano ha inferto due duri colpi ai militanti integralisti uccidendo due loro capi. Il primo a cadere sotto il fuoco israeliano è stato Shams Omar, uno dei capi militari delle Brigate Al Quds, rimasto ucciso quando l'abitazione in cui si trovava è stata colpita da un bombardamento compiuto sul campo profughi di Ash-Shati, sulla costa settentrionale della Striscia di Gaza. Il secondo a morire è stato Emir Mansi, un responsabile militare di Hamas che, secondo la radio militare, era il coordinatore dei lanci verso Israele di razzi di tipo Grad da 122 mm.

Ma oltre ai miliziani (550 secondo le ultime cifre fornite dall'esercito dello Stato ebraico) e ai loro capi, anche i civili palestinesi continuano a morire. Fonti palestinesi hanno aggiornato il bilancio delle vittime dell'offensiva a oltre 850 morti e 3.500 feriti. Otto membri della stessa famiglia sono deceduti stamane dopo che un proiettile esploso da un carro armato israeliano è caduto in una strada del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia. L'episodio è stato riferito da fonti mediche palestinesi, ma le autorità militari israeliane hanno smentito qualunque coinvolgimento dell'esercito nella strage. Sempre secondo fonti mediche, un missile israeliano è caduto all'interno di una struttura ospedaliera nel centro di Gaza City provocando il ferimento di una persona.

Tra la scorsa notte e la giornata di oggi sono proseguiti anche i lanci di razzi palestinesi in direzione del territorio israeliano, in particolare sul Neghev e sulla città di Ashqelon, che hanno provocato 20 feriti leggeri in quest'ultima località. Sirene di allarme sono risuonate in giornata anche nella città di Ashdod, Yavne e Sderot.

Intanto in tutta Europa continua la mobilitazione, soprattutto dei musulmani, in solidarietà con i palestinesi della Striscia di Gaza. Manifestazioni per condannare l'operazione militare di Israele si sono svolte in tutte le principali città del continente chiamando a raccolta centinaia di migliaia di persone. Iniziative si sono svolti anche in Italia, in particolare a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo i manifestanti sono stati circa 5.000 e al termine del corteo si sono fermati a pregare davanti alla Stazione Centrale. Da segnalare anche qualche episodio di intolleranza, con simboli di Israele bruciati. Stessa cosa è avvenuta anche durante la manifestazione di Torino.

(10 gennaio 2009)



http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/medio-oriente-47/medio-oriente-47/medio-oriente-47.html

Nessun commento: