domenica 11 gennaio 2009

La contestazione in Italia e nel mondo contro Israele


Livni: 'Hamas non deve rianimarsi'
La contestazione in Italia e nel mondo

Proseguono le incursioni sull'enclave palestinese. Abu Mazen: 'Forza internazionale a Gaza'. Fonti mediche palestinesi riferiscono di 821 morti,

di cui 235 bambini e 93 donne in 15 giorni di offensiva. Aiuti bloccati per lo 'shabat'. Proteste in Italia e nel mondo contro Israele



Gaza, 10 gennaio 2009 - L’esercito israeliano ha avvertito i palestinesi residenti nella Striscia di Gaza che "la terza fase della guerra al terrorismo (Hamas) sta per iniziare". Questo, scrive il sito web dello Yedioth Ahronoth, il testo dei volantini che ancora una volta l’aeronautica con la stella di David ha disperso sul territorio dell’enclave costiera che preannuncia l’escalation dell’offensiva di terra anche nelle aree urbane, autorizzata giovedi dal gabinetto di guerra.



821 MORTI DALL'INIZIO DELL'OFFENSIVA

Con l’offensiva israeliana giunta al quindicesimo giorno il bilancio provvisorio delle vittime secondo fonti mediche palestinesi ha raggiunto quota 821 morti, di cui 235 bambini e 93 donne. I feriti sono 3.350. Sul fronte opposto gli Israeliani hanno avuto finora 13 morti, di cui tre civili, e 154 feriti.


INTERA FAMIGLIA STERMINATA DA TANK ISRAELIANO

Nella Striscia di Gaza un’intera famiglia palestinese è stata sterminata da una cannonata sparata da un carro armato israeliano all’interno del campo profughi di Jabaliyah, nel settore nord dell’enclave: otto i morti. Lo hanno riferito fonti ospedaliere, secondo cui le vittime sono state dilaniate dall’esplosione di un proietto, che si è abbattuto sul selciato di una strada. Altri sette civili in giornata sono stati uccisi a causa degli incessanti bombardamenti aerei. Gli attacchi hanno provocato nel complesso almeno venti feriti, e distrutto sette edifici tra il capoluogo, Gaza città, e la stessa Jabaliyah. Il numero totale dei morti tra la popolazione della Striscia ha ormai ampiamente superato le ottocento unità.


ISRAELE BLOCCA GLI AIUTI UMANITARI PER LO SHABAT

Oggi nessun camion di aiuti umanitari entrerà oggi nella Striscia di Gaza "perchè l’esercito intende così onorare lo ‘shabat’", il giorno del riposo per gli ebrei. Lo ha denunciato il portavoce dell’agenzia Onu (Unrwa) per i rifugiati palestinesi, Chris Gunner sottolineando che lo ‘shabat’ non vale per l’offensiva: Tsahal continua a combattere. Anzi i carrarmati israeliani non hanno rispettato neanche la tregua di tre ore (dalle 12 alle 15) in vigore da giovedì. Ieri era stato Hamas ha lanciare quattro razzi contro lo Stato ebraico.

RAZZI DI HAMAS COLPISCONO ASHKELON

Dopo una notte relativamente tranquilla quattro razzi lanciati dalla Striscia di Gaza sono caduti sulla cittadina israeliana di Ashkelon ferendo almeno 4 persone. Lo riferisce il sito web di Haaretz.



40 RAID AEREI ISRAELIANI

Per l’intera notte e ancora di primo mattino sono proseguite le incursioni aeree d’Israele su ogni settore della Striscia di Gaza, per un totale di una quarantina di raid che hanno preso di mira, secondo una portavoce militare dello Stato ebraico, rampe per il lancio di razzi e officine clandestine per la messa a punto degli ordigni, arsenali e tunnel per il contrabbando di armi.

Nel centro dell’enclave palestinese è però stato colpito anche un complesso ospedaliero: un muro perimetrale è stato demolito dall’esplosione di un missile, e un addetto è rimasto ferito.


A Rafah, all’estremità sud del piccolo territorio, i bombardamenti per far crollare i cunicoli attraverso cui passano i rifornimenti bellici destinati alle formazioni estremistiche hanno condotto alla distruzione di un grande trasformatore elettrico, e la città è così rimasta priva di corrente.

Almeno quindici i guerriglieri palestinesi uccisi nelle ultime ore, non soltanto di Hamas ma anche della Jihad Islamica: questi ultimi hanno perso la vita in scontri a fuoco con gli occupanti nel campo profughi costiero di Beach Camp. Quasi ovunque si sono registrati combattimenti di terra tra truppe israeliane e milizie palestinesi, con queste ultime che hanno avuto pressocchè sempre la peggio.



PUGNO DI FERRO

“Dobbiamo essere sicuri che alla fine dell’operazione militare Hamas non potrà essere in grado di riarmarsi”: il Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, intervistata dal quotidiano statunitense The Washington Post, non pone alcun limite temporale all’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.


Israele valuta “giorno per giorno” gli obiettivi dell’operazione e non ha intenzione di occupare la Striscia, ma non è detto che tutto sia finito prima dell’inaugurazione di Barack Obama, il prossimo 20 gennaio: “Per noi sarebbe meglio un periodo di tempo il più corto possibile, ma si tratta di una continua guerra contro il terrorismo: non chiediamo alla comunità internazionale di combattere con noi, ma di darci comprensione e un po’ di tempo”.


Livni non si è detta contraria all’ipotesi di un contingente internazionale dislocato alle frontiere di Gaza, ma ha espresso cautela: “La comunità internazionale non sostituisce il bisogno di combattere il terrorismo, e a volte la presenza di osservatori rende più difficile difenderci, dato che l’ultima cosa che vogliamo è uccidere persone per sbaglio”.


Quanto al futuro sostegno dell’Amministrazione Obama, il capo della diplomazia israeliana si è detta convinta che “Israele e Stati Uniti condividono non solo gli stessi valori, ma anche gli stessi interessi”; Livni ha poi di nuovo accusato Teheran di essere responsabile del conflitto: “Quando Hamas iniziò si trattava di razzi artigianali fabbricati nella Striscia, ma ora non più, ora provengono dall’Iran”.


Infine, Livni ha sottolineato come lo Stato ebraico in questo momento abbia il sostegno dei Paesi arabi moderati: “Non voglio mettere in imbarazzo nessuno, ma so di rappresentare anche i lro interessi: questo non è più il conflitto israelo-palestinese o arabo-israeliano, ma tra moderati ed estremisti”.



ABU MAZEN

Hamas deve accettare “senza esitazioni” il piano di pace franco-egiziano perché possa venire applicato un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: lo ha affermato il presidente dell’Autorità Nazionale palestinese, Abu Mazen, in visita al Cairo. Abu Mazen - che ha difeso l’ipotesi del dispiegamento di una forza internazionale a Gaza - ritiene inoltre che le riserve espresse fino ad ora dal movimento estremista sulle proposte egiziane non siano “sostanziali” e ha auspicato una soluzione nel più breve tempo possibile.


Una delegazione di Hamas proveniente dalla Striscia di Gaza è infatti giunta al Cairo per chiedere “chiarimenti” sul piano di pace franco-egiziano: lo hanno reso noto fonti della sicurezza egiziana.
La delegazione - composta da quattro persone - si riunirà con i due rappresentanti della direzione politica di Hamas in esilio già presenti al Cairo per incontrare il responsabile dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman.
Ieri il viceresponsabile dell’ufficio politico di Hamas, Moussa Abu Marzouk, aveva indicato che l’organizzazione estremista palestinese non avrebbe accettato alcun accordo che non prevedesse la revoca del blocco ai valichi di frontiera.



LE TAPPE DELL'OFFENSIVA ISRAELIANA CONTRO HAMAS NELLA STRISCIA DI GAZA


- 14 dicembre: il leader di Hamas, Khaled Meshaal, annuncia che il movimento islamista non rinnoverà la tregua con Israele durata sei mesi.

- 18 dicembre: Hamas dichiara la fine del cessate-il-fuoco mediata dall’Egitto.

- 24 dicembre: i militanti palestinesi ricominciano a lanciare razzi su Israele.

- 27 dicembre: Israele lancia l’offensiva aerea sulla Striscia.

- 28 dicembre: Hamas rivela che i bombardamenti hanno distrutto i laboratori dell’Università islamica, simbolo culturale di Hamas. Israele bombarda 40 tunnel tra l’Egitto e Gaza, spesso usati dai gruppi armati anche per il contrabbando di armi.

- 29 dicembre: le bombe colpiscono i centri di potere di Hamas, come il ministero dell’Interno e Israele dichiara l’area intorno alla Striscia "zona militare chiusa". Fitto lancio di razzi sul sud di Israele.

- 30 dicembre: il portavoce di hamas, Fawzi Barhoum, chiede ai gruppi palestinesi di colpire Israele "in tutti i modi possibili". Israele annuncia che l’offensiva durerà molte settimane.

- 31 dicembre: il leader di hamas, Ismail Haniyeh, dice ai palestinesi che "la vittoria è vicina". Riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu: al vaglio la risoluzione dei Paesi arabi che chiedono l’immediato cessate-il-fuoco, rinviata senza voto.

- 1 gennaio: ucciso in un raid aereo Nizar Rayyan, uno degli esponenti di spicco di Hamas. Il movimento islamista rifiuta la proposta di tregua formulata dall’Ue e proclama "il giorno della collera".

- 2 gennaio: migliaia di palestinesi in piazza, scontri con la polizia. Manifestazioni arresti e incidenti in diverse città arabe.

- 3 gennaio: alle 8.30 ora locale (19.30 ora italiana) inizia l’offensiva di terra di Israele nella striscia di Gaza; molti sono gli attacchi aerei a Gaza e gli attacchi di artiglieria nella zona di Rafah. In particolare, l’esercito israeliano bombarda un deposito di petrolio a Beit Lahiya, a nord della striscia di Gaza.

- 4 gennaio: continua l’offensiva di terra israeliana nella striscia di Gaza e gli episodi di violenza alla periferia della capitale Gaza City. Il coro di appelli del mondo alla tregua si fa sempre più insistente, ma secco è il "no" del presidente Shimon Peres. Dall’inizio dell’operazione iniziata il 27 dicembre, si contano 512 vittime palestinesi e 2.450 feriti.

- 5 gennaio: L’offensiva continua. Il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, afferma: "L’operazione a Gaza prosegue secondo i nostri piani; la città è parzialmente assediata e le nostre forze hanno raggiunto gli obiettivi di terra prefissati".
La livni respinge le richieste europee di un immediato cessate il fuoco. Il bilancio dei morti palestinesi sale a 525 vittime. Diplomazie europee al lavoro, Sarkozy vede Mubarak.
Intanto parte l’offensiva dentro Gaza City.

- 6 gennaio: quarto giorno dell’offensiva di terra e undicesimo giorno dall’inizio degli attacchi israeliani. Sotto il fuoco israeliano Khana Yunis, roccaforte di Hamas nella parte meridionale della Striscia di Gaza. Colpita una scuola dell’Onu piena di rifugiati. Intanto 4 israeliani sono rimasti uccisi dal fuoco di un tank. Il totale dei morti palestinesi supera i 600 morti mentre Sarkozy, in missione di pace in Medio Oriente, torna in Egitto per rivedere Mubarak e annuncia che "una soluzione non è lontana".

- 7 gennaio: Israele sospende temporaneamente i bombardamenti per consentire gli aiuti umanitari a Gaza. La ripresa dei combattimenti, dopo la tregua di tre ore, ha causato l’uccisione di 9 palestinesi a Gaza. Il bilancio dei morti nella mattinata era di 24 persone.

- 8 gennaio: Un accordo di massima viene raggiunto tra paesi occidentali e arabi su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su un cessate il fuoco a Gaza. L’Unwra, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, ha sopseso le operazioni, dopo che uno dei suoi convogli è stato colpito dal fuoco israeliano, uccidendo una persona. Alcuni razzi vengono lanciati dal Libano, nel nord di Israele.

- 9 gennaio: L’offensiva israeliana continua. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa decide di limitare le sue operazioni, dopo che ieri forze israeliane hanno sparato con armi legegre contro un suo veicolo. In molte città del mondo arabo, grandi manifestazioni di sostegno ai palestinesi.

- 10 gennaio: Israele continua a bombardare la striscia di Gaza per il 15esimo giorno consecutivo e i militanti di Hamas hanno sparato nuovi razzi verso lo Stato ebraico, contro gli sforzi internazionali volti a fermare il conflitto. Otto palestinesi sono morti per un colpo sparato da un carro armato israeliano a Jabalya, nel nord della striscia di Gaza. Il bilancio delle vittime palestinesi è salito a 821, di cui 235 bambini e 93 donne. I morti fra gli israeliani sono 13, di cui 3 civili.



http://quotidianonet.ilsole24ore.com/esteri/2009/01/10/143473-livni_hamas_deve_rianimarsi.shtml

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