venerdì 9 gennaio 2009

L'Onu chiede il cessate il fuoco immediato e duraturo

SANGUE IN MEDIO ORIENTE
L'Onu chiede il cessate il fuoco immediato e duraturo
Ma Hamas e Israele respingono la risoluzione
Il Consiglio di Sicurezza ha raggiunto un compromesso tra Paesi occidentali e arabi. Astensione Usa. I bombardamenti sono proseguiti. L'esercito accusato di aver ucciso 30 civili. Frattini: "Non si può trattare con Hamas". Jazeera: "Israele lancia di bombe al fosforo bianco"



New York, 9 gennaio 2009 - Hamas ha respinto la risoluzione dell’Onu per Gaza perché, a giudizio del Movimento di resistenza islamico, non è nell’interesse del popolo palestinese. Lo ha annunciato da Beirut una fonte del gruppo dirigente.


ISRAELE

Il ministro degli Esteri israeliano, signora Tzipi Livni, ha reagito all’approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con cui si chiede un cessate-il-fuoco "immediato e duraturo" nella Striscia di Gaza e il "ritiro totale" delle forze dello Stato ebraico, affermando che il suo Paese si regolerà esclusivamente sulla base del proprio interesse: parole non dissimili, paradossalmente, da quelle con cui il provvedimento Onu è stato poi respinto anche dai radicali palestinesi di Hamas.

"Israele ha agito, sta agendo e agirà soltanto in armonia con le sue valutazioni, con le esigenze di sicurezza dei suoi cittadini e con il suo diritto all’auto-difesa", taglia corto Livni in un comunicato, senza fare il minimo accenno alla tregua. Il capo della diplomazia israeliana in giornata si è riunita con il premier ad interim, Ehud Olmert, e con il ministro della Difesa, Ehud Barak, per discutere della risoluzione appena adottata al Palazzo di Vetro e delle prossime mosse sul campo nell’enclave palestinese.



ONU

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella notte ha adottato una risoluzione con cui si sollecita un cessate-il-fuoco "immediato e duraturo" nella Striscia di Gaza, che conduca a un "totale ritiro" delle forze israeliane dall’enclave palestinese: l’approvazione del testo era praticamente scontata, dopo che in seno all’organo decisionale del Palazzo di Vetro era stato raggiunto un compromesso tra Paesi occidentali e arabi, accogliendo attraverso serrate trattative una serie di emendamenti presentati da questi ultimi.

Non c’è stata però l’unanimità che pareva anch’essa ormai acquisita, giacchè i voti favorevoli sono stati solo quattordici su quindici. In extremis, e a sorpresa, gli Stati Uniti hanno infatti deciso non certo di esprimersi in senso contrario, che sarebbe equivalso a un clamoroso esercizio del diritto di veto spettante ai membri permanenti, bensì di astenersi.

Il segretario di Stato americano uscente, Condoleezza Rice, ha poi spiegato che tale atteggiamento è stato dettato unicamente dalla volontà di attendere l’esito dell’iniziativa di mediazione in corso da parte dell’Egitto, e dunque di appoggiarla: il presidente egiziano Hosni Mubarak ha infatti invitato al Cairo rappresentanti di Israele e dei palestinesi per colloqui imperniati sulle condizioni di un’eventuale tregua.

"Pensiamo sia importante", ha sottolineato Rice, assicurando peraltro che gli Usa danno comunque "pieno sostegno" ai "contenuti" del provvedimento Onu, ai suoi "scopi" e ai suoi "obiettivi", così come alla sua "lettera". Dunque, ha spiegato, per Washington la risoluzione "doveva procedere"; e grazie a essa, ha concluso salomonicamente il capo della diplomazia statunitense, "riteniamo che il Consiglio abbia fornito una roadmap per una pace a Gaza sostenibile e durevole".

La stessa risoluzione invoca altresì "la fornitura e la distribuzione senza impedimenti" in tutta la Striscia di aiuti essenziali, "compresi generi alimentari, carburante e cure mediche", e incoraggia qualsiasi mossa tesa alla "creazione e apertura di corridoi umanitari", e di "ulteriori meccanismi" aventi le medesime finalità assistenziali. Si chiedono infine misure per impedire la prosecuzione del contrabbando di armi nel piccolo territorio.

La risposta di Israele alla presa di posizione del Consiglio di Sicurezza è stata tacita, almeno sulle prime, ma esplicita: operazioni militari e bombardamenti sono infatti proseguiti senza soluzione di continuità. Quanto ad Hamas, il gruppo radicale palestinese che controlla completamente Gaza dalla metà del giugno 2007, attraverso un proprio portavoce ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di riconoscere il testo nè la sua validità poichè, è stato puntualizzato, non lo si è voluto consultare in via preventiva.




CONTINUANO I RAID: 783 PALESTINESI UCCISI



Nonostante il cessate-il-fuoco "immediato" sollecitato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Operazione ‘Piombo Fuso' è proseguita per il quattordicesimo giorno consecutivo. Per tutta la notte e in mattinata aerei, elicotteri, mezzi corazzati e persino navi dello Stato ebraico hanno continuato a bombardare l’intera enclave palestinese, colpendo nel complesso non meno di una cinquantina di obiettivi differenti: ufficialmente si trattava di rampe per i lanci di razzi contro il sud dello Stato ebraico, o di officine clandestine per confezionarli, una delle quali situata peraltro nei pressi di una moschea; ma nel settore settentrionale del minuscolo territorio, tra Beit Lahiyah e il campo profughi di Jabaliyah, anche una casa è stata rasa al suolo nel corso di un raid dell’Aviazione con la Stella di David: obiettivo era Fayez Salha, un capo locale dell’oltranzistico Fdlp, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina.

L’ennesimo ‘omicidio selettivo' non è però riuscito: stando a fonti ospedaliere, infatti, Salha è rimasto ferito ma si è salvato, mentre è stata sterminata la sua famiglia. Morti la moglie, i quattro figli e la cognata; a quell’ora la richiesta di tregua dell’Onu era già stata ufficializzata. Colpita anche l’abitazione a Gaza città del numero due della polizia di Hamas, Abu Obiedah al-Jarah, di cui si ignora la sorte.

Uccisi inoltre un ex tele-operatore che a suo tempo fece parte dello staff del defunto leader dell’Olp, Yasser Arafat, e due suoi congiunti; morta infine una cittadina ucraina, identificata come Alberta Vladimir, insieme al figlioletto di appena 2 anni: la donna era sposata con un medico palestinese, che ha riportato gravi lesioni. Ulteriori tre persone hanno perso la vita in due distinti attacchi di carri armati contro Deyr al-Balah e Nuseyrat, nella parte meridionale della Striscia.

Nelle ultime 48 ore ammontano come minimo a venti i nuovi morti tra la popolazione di Gaza. Il numero complessivo delle vittime palestinesi accertate è così salito ad almeno 783, più di un terzo delle quali erano bambini, sebbene negli ambienti sanitari del posto si parli di oltre ottocento; i feriti superano largamente le 3.200 unità, compresi sessanta in giornata.

Nemmeno i miliziani palestinesi si sono comunque fermati. Dalla mezzanotte, in coincidenza con il pronunciamento al Palazzo di Vetro per l’interruzione delle ostilità, sullo Stato ebraico si sono abbattuti una ventina di razzi, quattro solo nella mattinata odierna. Tre ordigni sono piombati su Sderot, due ad Ashkelon, altrettanti a Eshkol, quattro del tipo ‘Grad’, il più potente, intorno a Bèer Sheva; nessuna conseguenza comunque per gli abitanti. Sono quattordici gli israeliani morti finora: tre erano civili e undici militari, tra cui un ufficiale.






L'ONU ACCUSA ISRAELE DI AVER DELIBERATAMENTE MASSACRATO 30 CIVILI

Le Nazioni Unite hanno accusato Israele di un gravissimo e deliberato massacro di civili nella Striscia di Gaza, sulla base delle denunce ricevute da "numerosi" testimoni oculari: stando dunque agli elementi in possesso dell’Ocha, l’Ufficio dell’Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il 4 gennaio scorso soldati dello Stato ebraico avrebbero costretto circa 110 palestinesi, "la metà dei quali erano bambini", a radunarsi in una casa monofamiliare a Zeitoun, un quartiere del capoluogo dell’enclave, ordinando loro di rimanere all’interno; ma 24 ore dopo la stessa abitazione sarebbe stata ripetutamente bombardata. I morti sarebbero stati come minimo trenta. L’agenzia umanitaria ha bollato l’episodio come "uno dei più gravi" avvenuti dall’inizio dell’Operazione ‘Piombo Fuso', il 27 dicembre.


FRATTINI: "HAMAS NON E' UN INTERLOCUTORE MA UN PROBLEMA"

"Non si può trattare con Hamas", perché il gruppo radicale palestinese "non è un interlocutore" bensì "è il problema": così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, intervenendo in televisione a ‘Mattino Cinque' ha indirettamente replicato al predecessore, Massimo d’Alema. Secondo Frattini, è Hamas che ha "causato il conflitto" in corso nella Striscia di Gaza, e che addirittura "usa scudi umani", servendosi "di bambini e di civili"; e ciò, ha aggiunto il titolare della Farnesina, "provoca anche tragici errori" da parte d’Israele, che pure "sa di doverli evitare".

Con Hamas, ha proseguito il ministro degli Esteri italiano, "possono parlare gli egiziani": anzi, "debbono farlo", anche se finora neppure loro, "da arabi", sono "riusciti a convincere" i capi del Movimento di Resistenza Islamica della "necessità di una riconciliazione palestinese". Stando a Frattini, "la verità è che Hamas non la vuole", e dunque "noi dobbiamo trattare con il presidente legittimo" dell’Autorità Nazionale Palestinese: cioè con il moderato Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, che Frattini ha riferito di aver "fatto visitare proprio in questi giorni" da un suo emissario; il leader dell’Anp, ha aggiunto, "ha ringraziato l’Italia per quanto sta facendo".




ESERCITO USA AIUTA L’EGITTO A SCOPRIRE I TUNNEL A RAFAH

Il corpo del genio militare degli Stati Uniti aiuta da qualche tempo il governo egiziano nello scoprire i tunnel che, nella zona di Rafah, servono a trasportare armi e altri oggetti di contrabbando verso Gaza. Lo ha rivelato il Pentagono. Un piccolo numero di civili statunitensi del genio fornisce un aiuto tecnico agli egiziani da qualche mese, ha dichiarato il portavoce del Pentagono Geoff Morrell. Il ruolo del genio è “strettamente" consistito a fornire una assistenza tecnica, ha precisato Morrell, aggiungendo che attualmente nessun civile statunitense si trova vicino alla frontiera di Gaza, a causa dell’offensiva israeliana.



AL JAZEERA: IN CORSO MASSICCIO LANCIO BOMBE AL FOSFORO BIANCO



“Su Gaza City è in corso un massiccio lancio di bombe al fosforo bianco da parte dell’Esercito di Israele”, lo ha affermato uno degli inviati della tv satellitare araba che nel frattempo mostrava in diretta le immagini delle dense colonne di fumo provocate da queste bombe. L’inviato, ammettendo di non sapere bene quali siano gli effetti di questi ordigni, ricorda che “la stampa occidentale ha parlato di arma non convenzionale che brucia”.


Il 5 gennaio scorso, il quotidiano britannico The Times ha sostenuto che Israele starebbe usando fosforo bianco nell’offensiva in corso nella Striscia di Gaza. Arma che brucia, ma che pu? essere usata come cortina fumogena. “Queste esplosioni sono fantastiche, causano tanto fumo impedendo la visibilità al nemico e consentendo alle nostre truppe di avanzare”, aveva riferito il giornale inglese da un esperto di sicurezza israeliano.



http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/01/09/143198-chiede_cessate_fuoco_immediato_duraturo.shtml

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